ANTROPOLAROID DI TINDARO GRANATA AL TEATRO CRISTALLO DI BOLZANO. RECENSIONE.

di Emanuela Dal Pozzo

 

Capita, quando leggiamo un libro che ci piace, di andare poi a cercare tutta la produzione di quell’autore per leggerla. Così è stato per noi, dopo avere visto la poetica interpretazione di Tindaro Granata nello spettacolo di teatro “Lo zoo di vetro” ( vedi recensione).

L’occasione, cercata, si è presentata al Teatro Cristallo di Bolzano, un teatro peraltro particolarmente accogliente, con un bar ristoro, musica di sottofondo e un clima informale e intimo, nel quale si è calato anche l’attore Tindaro Granata, prima dello spettacolo Antropolaroid, intrattenendosi in platea con gli spettatori come uno di loro, prima di assumere il ruolo di attore in palcoscenico in una performance particolarmente impegnativa.

Presenza questa dell’attore fuori scena che riteniamo significativa quale particolare attenzione al rispetto e comunanza con l’altro, significativa almeno quanto il messaggio dell’importanza del passaggio di testimone tra generazioni, con l’ospitalità che Tindaro Granata offre sul palcoscenico al monologo “ Figlio” del giovane allievo/attore Leonardo Castellani.

Anche Antropolaroid ha contenuti di pregio, testo dello stesso attore, che toccano temi quali il senso di giustizia, di solidarietà, della lotta per l’amore e per la libertà ( “ Tu, Tindaro, avrai nella vita tanta bellezza, tanta fortuna e tanta sofferenza...) e ne affrontano altri più scottanti come la connivenza con la mafia e i suoi delitti.

Una sedia, un telo bianco, una lampadina, ( luci di Matteo Magni)  l’essenziale scenografia agita dall’attore, per creare le giuste atmosfere. Mirabile la regia dello spettacolo, interamente affidato alla duttilità e alla precisione della voce, dell’espressione, del gesto e della postura, sottolineati dall’unica tuta nera indossata che diventa scialle, si allunga e si accorcia per trasformare completamente l’attore in vecchio, donna, bambino.

Siamo in una Sicilia di qualche decennio fa. L’attore ne dipinge il linguaggio, intriso delle contaminazioni culturali dei popoli che l’hanno attraversata, eppure è tutto comprensibilissimo in questo viaggio genealogico nella propria famiglia, tra gli affetti giovani e vecchi che hanno accompagnato la sua infanzia.

S’intreccia così un racconto da lectio magistralis, carico di vibrazioni umorali e di caratteri,in un dialogo serrato e profondamente umano, ricco di verità scenica.

Tindaro Granata trasporta gli spettatori nel proprio mondo, entrando con delicatezza nell’animo dei propri personaggi e rendendo poesia tutto ciò che tocca, uscendone talvolta per precisare, raccontare, con una capacità affabulatoria pregnante.

Abbiamo trovato delle assonanze nella sua poetica tra questa e l’interpretazione del ruolo nel precedente spettacolo: ancora una volta la stessa originalità nel passaggio tra i diversi cambi e la stessa adesione a quella sua frase introduttiva, in “Lo zoo di vetro”: “ Vi sveleremo la verità attraverso la finzione”, una “ verità” non così scontata nel teatro attoriale di oggi e che per questo per noi è assonante al concetto di ‘”onestà intellettuale”.

Per tutte queste ragioni annoveriamo Tindaro Granata tra i talenti più reali e promettenti del nostro panorama nazionale.

Lo spettacolo “ Antropolaroid” ha vinto il Premio Nazionale della Critica e il Premio Fersen.

Visto il 24 marzo 2022