“MASSUD- IL LEONE DEL PANSHIR” DI MICHAEL BARRY. RECENSIONE LIBRI.

di Ale Fortebraccio

Rileggendo qualche settimana fa Buskashi di Gino Strada, mi aveva colpito la descrizione che il fondatore di Emergency ha fatto di questo afghano, il cui assassinio, da parte di attentatori suicidi di Al Qaeda, era avvenuto pochi giorni prima dell’11 settembre 2001 e del travagliato viaggio di Strada per raggiungere l’Afghanistan dopo il crollo delle Torri gemelle.

Ho così deciso di leggere “Massud -Il leone del Panshir “di Michael Barry (Casa ed. Ponte alle grazie 2003), che ne racconta la vita ed il pensiero, testo scritto da un americano che vive in Francia e che conosce molte bene l’Afghanistan per avervi condotto numerose missioni umanitarie.

Anche se il libro non è di facile lettura, perché la storia dell’Afghanistan, soprattutto l’attuale, è molto complessa, così come complessa è la figura di Massud, vale la pena avventurarsi tra le pagine di questo racconto per scoprirne l’intreccio.

Così come Gino Strada, anche Michael Barry descrive Ahmas Shah Massud come un personaggio carismatico dell’Afghanistan moderno, colto e gentile, con la visione di uno stato unitario ed indipendente, al di là delle divisioni etniche e religiose, e con capacità strategiche e di condottiero carismatico ( grande giocatore di scacchi) che ha combattuto con estremo coraggio prima contro i sovietici e poi contro i talebani.

Ne ripercorre le diverse fasi della vita.

Nato nel 1953, nel Panshir, era poi cresciuto e aveva studiato a Kabul, in qualità di membro della piccola borghesia istruita e semi-occidentalizzata della Città nuova della Capitale, mantenendo sempre rapporti con il suo territorio di nascita, il Panshir a maggioranza tagika

Massud era religioso, curioso e studioso della cultura mediorientale, di quella occidentale e attento lettore delle opere di Mao.

Michael Barry fa anche una dettagliata analisi della situazione storica e politica a partire dagli anni settanta del secolo scorso, dall’influenza sovietica -poi tramutatasi in una vera e propria invasione nel decennio 1979-1989- alla grande strategia pakistana, supportata dall’Arabia Saudita e dagli Stati Uniti, di uno stato islamico satellite, in cui potessero trovare accoglienza anche Bin Laden ed il suo gruppo islamista.

Così per tutta la vita Massud non poté muoversi che lungo le diagonali ed i rettilinei consentiti dalla sua scacchiera, a parte qualche rapido salto del cavallo”: in una posizione geografica, quella dell’Afghanistan, che lo poneva al centro di interessi contrapposti tra Russia, Iran, Pakistan, India ed all’interno di un mosaico etnico variegato di una maggioranza pasthun unita a tagiki, hazara ed altre minoranze etniche e religiose.

Quella di Massud è una figura affascinante, contraddittoria e umana, che ricorda la figura di Ernesto Che Guevara, magistralmente raccontato nel libro di Paco Ignacio Taibo II ” Senza perdere la tenerezza” , o quella dell’africano Thomas Sankara.

Un libro interessante, che aldilà della personalità di Massud, è utile per comprendere molti aspetti della situazione politico- sociale contemporanea in quell’area.

L’autore Michael Barry , nato a New York nel 1948, è uno storico del medio oriente e del mondo islamico, docente di cultura islamica all’Università di Princeton.

La sua conoscenza dell’Afghanistan, dove ha condotto diverse missioni umanitarie per conto della Federazione internazionale per i diritti umani, Medici del mondo e per le Nazioni Unite, lavorando spesso in condizioni pericolose per fornire e coordinare l’assistenza al popolo afgano dal 1979 al 2001, gli è valsa la fama internazionale di esperto di questo paese.

Con questo libro ha vinto il premio Prix Femina nel 2002.