RECENSIONE LIBRI: IL COMBATTENTE DI KARIM FRANCESCHI (BUR RIZZOLI)

picsart_10-15-04-47-41Il 15 aprile 2015 Vanity Fair pubblica, sul suo numero 15, un reportage che ha avuto particolare risonanza a livello nazionale: Ora so cos’è l’amore. Ricordate Marcello, l’italiano andato a combattere l’Isis a Kobane? È tornato a casa, ma non dimentica i compagni che hanno rischiato la vita per lui. E noi possiamo raccontare, finalmente, tutta la sua storia.”

Non avevo idea di chi fosse Karim, alias Heval Marcelo, cosa avesse vissuto in Siria. Non avevo letto l’articolo di Vanity, ma, un giorno, in libreria, trovo un libro “ Il Combattente “ con questo sottotitolo “ Storia dell’italiano che ha difeso Kobane dall’Isis.” L’ho comperato immediatamente. E’ la storia di un giovane che da attivista diviene rivoluzionario, nonché temuto nemico delle milizie del Califfato ed in tre mesi si rende punto di riferimento per i compagni, cecchino pericoloso.

Perché leggere un libro che parla di un personaggio che da Senigallia decide di andare a trascorrere tre mesi della propria vita di giovane, quasi trentenne, in Siria, nel cantone più minacciato dalle forze del Califfato?

L’Ansa, il 06.10.2016 posta questo articolo sul web: “ 06.10.2016 – (ANSAmed) – BEIRUT, 6 OTT – L’Isis ha rivendicato, tramite la sua agenzia Aamaq, un attentato suicida compiuto oggi nel nord-ovest della Siria, nei pressi della frontiera con la Turchia, in cui 20 ribelli sostenuti da Ankara sono morti e 20 sono rimasti feriti secondo l’Osservatorio nazionale per i diritti umani (Ondus).
Secondo Aamaq l’attacco, nella località di Atmeh, è stato compiuto da un kamikaze alla guida di un’autobomba. Altri 32 ribelli erano stati uccisi in un attacco suicida nella stessa area nell’agosto scorso.(ANSAmed).”

Il terrorismo è una piaga che dilaga come l’ombra delle nuvole sospinte da un vento impetuoso.

Quest’ombra sta investendo tutto il mondo, quasi, e la lotta al terrorismo richiede sempre nuove forze, nuove intelligenze, nuovi fondi, nuove speranze. Anche i canali social postano video quasi strazianti e informazioni ultima ora della popolazione devastata e di medici in disperate condizioni che tentano il possibile pur di garantire un minimo di aiuto a quanti vengono ogni giorno feriti, in modo brutale, dagli incessanti attacchi di cecchini del Califfato e dalla loro artiglieria.

Karim, giovane italiano, parte nel 2014 da Senigallia, dove abita, verso le zone colpite da questa guerra, guerra che riguarda tutti, non solo i curdi nella loro patria.

Il padre di Karim, ex partigiano, gli ricordava infatti: “ L’Italia è la nostra patria […] E amare la patria significa anche combattere nel momento del pericolo.” “ I curdi” scrive Karim, “ parlano oggi come papà”.

La prima volta che è stato a Suruc con il progetto Rojava calling è così descritta nel suo libro: “ una carovana di aiuti umanitari organizzata dalla rete dei centri sociali italiani, tra i quali anche l’Arvultura di Senigallia, partecipa ad una staffetta per portare generi alimentari ai profughi siriani e accompagnare i medici in campi senza acqua né elettricità, dove distribuire farmaci, vestiti e generi di prima necessità “.

Il viaggio dura una settimana, ma Karim ha modo di vedere coi propri occhi molte cose, come di sperimentare sulla pelle l’avanzata dell’Isis alla conquista di Kobane. Perché parte per la guerra e diventa addirittura un cecchino? Fanatismo? Protagonismo? Incoscienza? Una parola: Heval. Heval in curdo “ è colui che lotta per difendere la propria terra”, anche se rimane nelle retrovie per aiutare. Letteralmente la parola significa “compagno” o anche” amico”, ma heval è colui che mette i tuoi bisogni davanti ai suoi, che ti copre sempre le spalle. Un sostantivo democratico e paritario: se sei uomo sei heval, se donna sei hevala. Heval è chi condivide il tuo stesso destino, e si riconosce in te. Heval è una buona ragione per combattere. Sono fiero che qualcuno mi chiami così”…Heval Marcelo.

picsart_10-15-04-49-11Il libro ripercorre quindi la sua esperienza a Kobane, fra le truppe dell’Ypg. Tre mesi nei quali Karim impara a mimetizzarsi, impara a decidere il momento giusto per attaccare o per ritirarsi, impara a mirare e anche ad uccidere. In due settimane viene addestrato e mandato al fronte. Ottimo lottatore, viene osservato a distanza dai compagni più esperti e più noti nella lotta all’Isis, fino al momento in cui viene reclutato come cecchino. Tre mesi nei quali impara il curdo, il loro desiderio alla soppravivenza, alla vita democratica, alla lotta per la libertà.

L’Ansa posta il 14.10.2016: Assad, Aleppo trampolino per liberazione ‘Russi capiscono che Usa pensano terrorismo come carta vincente’.

Il presidente siriano Bashar Assad ha detto in una intervista alla Komsomolskaya Pravda che una vittoria ad Aleppo consegnerebbe al suo esercito un “trampolino” per la liberazione del resto del Paese dai “terroristi”. Nell’intervista, il presidente siriano aggiunge che Aleppo, effettivamente, non è più la capitale industriale della Siria ma che riconquistare la città sarebbe un obiettivo politico e strategico vincente per il suo regime. Le forze governative siriane hanno circondato la parte orientale di Aleppo, mettendo sotto assedio oltre 250 mila persone che hanno detto di essere usate come scudi umani dai “terroristi”. L’assedio ha causato le proteste di vari Paesi e gruppi che accusano Siria e Russia di crimini di guerra, con riferimento agli attacchi diretti a strutture mediche e convogli umanitari. I russi – ha sostenuto ancora Assad – capiscono che il terrorismo cresce costantemente sin da quando gli americani, sin dalla guerra in Afghanistan nei primi anni ’80 e fino ai nostri giorni, sono sicuri che il terrorismo sia la carta vincente da poter sempre mettere sul tavolo, da tenere in tasca e tirare fuori quando ce n’è bisogno”.

Nel 2015, Kobane viene liberata, con un’impresa disperata e l’Isis subisce un grosso affondo perdendo una città, uno dei tre cantoni che costituisce il Rojava, vale a dire “ la regione settentrionale della Siria, a maggioranza curda, che si è proclamata autonoma e dove stanno cercando di costruire una società basata su principi quali la democrazia diretta, l’uguaglianza di genere, la sostenibilità.”.

Tutti principi nei quali ha sempre creduto anche Karim Heval Marcelo. Se Kobane fosse caduta in mano all’Isis, l’intero Nord della Siria sarebbe terra delle milizie Daesh e nessuno più ne arresterebbe l’avanzata. Kobane diviene quindi più di un simbolo. Ora lo è Aleppo, anche se la guerra a Kobane non termina. Come si diventa “foreign fighter” essendo un attivista?

Karim dice “ strisciando per terra” ed è la prima cosa che ha fatto dopo esser arrivato al centro culturale di Amara. In poco meno di quarantotto ore dal suo arrivo si ritrova a far parte di un manipolo di uomini e donne che verranno arruolati e subito portati in prima fila fra le macerie di Kobane. La sola “amica” su cui contare, oltre ai compagni, una granata, in caso il nemico accerchi oppure catturi. Heval Marcelo vede coi propri occhi, infatti, cosa succede ai corpi dei nemici del Califfato e in un’incursione notturna il rischio si rivela talmente alto, da arrivare ad impugnare la bomba a mano e a decidere della propria vita o morte in meno di qualche secondo.

Alcuni compagni muoiono, altri vengono feriti, altri sono costretti a turni incessanti pur di difendere la postazione conquistata. “Ce n’è uno, poi, che è diventato una vera e propria leggenda: Hardem, un iraniano di ventotto anni conosciuto in tutto il mondo col soprannome di Musa the Sniper” sottolinea l’autore.

Il libro amplia le informazioni che arrivano dal fronte partendo dal punto di vista di un ragazzo che spontaneamente decide di combattere per un paese che non è il suo, del quale ammira e apprezza gli ideali. Rende più vicina una guerra per la quale, afferma sempre l’autore “ A chiacchiere eravamo tutti bravissimi a sostenere la resistenza curda. Ma con le chiacchiere, l’Isis non si ferma. Diventare foreign fighter “ significava dar corpo a quell’immagine (di ideali democratici), renderla vera. Far coincidere ciò che faccio con ciò che sono.”

Non appena Karim rientra in Italia conosce un giornalista interessato alla sua storia e alla sua esperienza “ e ne è venuta fuori un’intervista uscita sul suo giornale” ( cita il libro) e varie interviste televisive.

Con i proventi del libro l’autore partecipa alla ricostruzione di Kobane. (www.helpkobane.com).

Una poesia rimane sospesa nell’aria, quella di un ragazzo che insiste per recitarla in arabo durante un’ispezione nelle case devastate, al tramonto:

Si sono presentati come rappresentanti dell’Islam,

hanno massacrato la gente in nome della religione,

hanno ucciso ovunque. Questa è la verità.

Hanno diviso la gente,

e noi di Kobane ci siamo ribellati.

Tu che sei fratello di Kobane, vieni per gli occhi e per la testa,

per vedere e per capire.

Ora tutti sanno che la terra di Kobane non può essere calpestata.

Grazie al popolo. “

Farhan, il poeta, trattiene a fatica le lacrime:

E’ fatta così, questa unità, follia impastata a coraggio. A occhio sono tutti dei buoni combattenti ….li osservo muoversi nella luce arancione del tramonto…”

Barbara Berton