“ORGIA” AL TEATRO SCIENTIFICO DI VERONA. RECENSIONE.

Una messa in scena coraggiosa e consigliata per un pubblico di soli adulti, quella attuata da Isabella Caserta e Francesco Laruffa del Teatro Scientifico di Verona, in cartellone all’Arsenale di Verona dal 19 al 28 ottobre 2012 con “Orgia” di Pier Paolo Pasolini, tanto più se si pensa che lo spettacolo ha già debuttato all’interno dell’Estate Teatrale Veronese, di fronte ad una platea cittadina poco abituata ad affrontare temi così intimi ed inquietanti, come le trasgressioni sessuali.

“Orgia” è il primo dramma teatrale di Pasolini, allestito dallo stesso autore nel 1968, capace all’epoca di creare scalpore nella messa a nudo dei piaceri sado-maso di una coppia apparentemente normale, che, come tante altre, conduce una vita familiare scandita dai ritmi della quotidianità e dalla responsabilità della crescita di due bambini. Forse Pasolini voleva mettere in luce proprio questa apparente contraddizione: una diversità non palesata di gusti sessuali estremi ed” urgenti” per i due insospettabili protagonisti che potrebbero benissimo essere i vicini della porta accanto. Di certo si sa che l’autore si è rifatto nella sua ideazione a due fatti di cronaca: una coppia in Austria che praticava il sadomasochismo ed un giudice ad Amsterdam, impiccatosi vestito da donna, fatto che prenderà a prestito per il finale dello spettacolo.

Quando la tragedia si compie, valicando le quattro mura domestiche per assurgere ad autodenuncia al mondo della propria diversità, lei si affogherà portando con sé i propri figli e lui si impiccherà indossando vestiti femminili: due scelte così eclatanti nella loro estrema drammaticità e così “pubbliche” dopo tanto silenzioso segreto.

Nella scelta di questo dramma”, mi dice Isabella Caserta, “si sono condensate più ragioni. Cercavamo un testo “forte” e di spessore, capace di scuotere le coscienze e “Orgia” c’è sembrato rispondesse al nostro desiderio. Per lo stesso motivo abbiamo deciso di allestirlo in media re, di fronte e vicinissimo ad un pubblico che assiste da voyer alle “pulsioni oscure e violente” che attraversano il corpo e la mente dei due protagonisti. E’ come se il pubblico si trovasse nella stessa camera/palcoscenico nel quale troneggia un letto/campo di battaglia/ prato pasoliniano/ altare sacrificale.”

La sensazione di disagio, di ingresso in un territorio privato, c’è in effetti da parte dello spettatore, come anche c’è la propensione istintiva, in un determinato momento dello spettacolo, ad entrare in scena, segno della vivezza con cui i due bravi attori sanno rappresentare la situazione che alterna provocazione a normalità,dramma a poesia, sensualità a morbosità.

Ci sarebbe piaciuto che si fosse osato di più sul piano di regia e che il testo potesse essere maggiormente approfondito con apporti diversi da quelli della parola, data la densità di contenuti e lo straordinario spessore dell’autore, pur nella consapevolezza di incorrere, di fronte all’interpretazione dei “grandi”, in due errori opposti: banalizzare il senso rendendolo un fatto privato di cronaca, o servirsene per far dire cose diverse da quelle dell’autore.

Sempre Isabella Caserta dice: “Nella messa in scena, della quale abbiamo dovuto chiedere e aspettare autorizzazione dopo attento vaglio della Compagnia, abbiamo mantenuto tutto il testo originale e ci siamo rifatti alle note di Pasolini che citavano: “dizione poetica e verità parlata”.

Da gennaio 2013 lo spettacolo sarà in tournée a Roma, Firenze, Torino, Vicenza e Padova.

 

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