CAVALLERIA RUSTICANA E AMOR BRUJO PER LA STAGIONE 2014/2015 DELLA FONDAZIONE ARENA.

Abbinamento particolare quello creato dalla Fondazione Arena per la presentazione del quinto titolo della Stagione 2014/2015 .

Unire infatti in un unico spettacolo il capolavoro mascagniano “Cavalleria rusticana ” con l’ “Amor brujo” di Manuel De Falla dandone una visione coreografica e teatrale omogenea ed armoniosa poteva essere infatti un’ottima occasione, ma la sua realizzazione nei fatti può dirsi completamente riuscita solo in parte.

La regia impostata da Renato Zanella (Direttore peraltro del Corpo di ballo della Fondazione) in collaborazione con le scene ed i costumi di Leila Fteita, ambientava l’azione infatti all’interno di uno spazio mediterraneo neutro dove i resti di un tempio greco ( simbolo in entrambe le pièce di sacralità ) dominano un lato del palcoscenico e dove le vampe passionali di un amore tormentato sono determinate da un fato incombente e proiettate con immediata evidenza in platea attraverso le coinvolgenti arti tersicoree e vocali pur restando come abbozzate ed avviluppate all’interno di temi consueti ( la processione delle donne durante l’Intermezzo che , vittime anch’esse di una quotidiana Passione, cadono a turno sotto il peso di una personale e quotidiana Croce) che non approfondiscono un discorso motivato e coerente ma piuttosto lo banalizzano appiattendone le significanti.

Non priva comunque di una sua indubbia efficacia la pièce rimane nondimeno a terra senza decollare, descrivendo invece di trasmettere e raccontando invece di emozionare . Con qualche approfondimento e una ricerca maggiore potrebbe comunque funzionare assai bene in questo momento storico ( abusato ma efficace l’uso della quinta mobile che isola a tratti gli interpreti in un loro universo chiuso) e speriamo che ciò possa avvenire magari in future riprese .

Tutti molto precisi ed equilibrati i ballerini del corpo di ballo dell’Arena di Verona ( segnaliamo in particolare i Primi ballerini Teresa Strisciulli, Evghenij Kurtsev e Antonio Russo) e funzionale e coinvolgente la coreografia impostata da Zanella, anche se le danze durante il brindisi risultano teatralmente inaccettabili in quel contesto .

Alterno l’esito del cast vocale impegnato in palcoscenico.

Ildiko Komlosi tratteggiava una Santuzza molto efficace sotto il profilo drammatico evidenziando, con la sua robusta vocalità, una cura per la parola ed il suo giusto peso teatrale che solo una robusta e solida artista può cogliere e comunicare anche se, nei centri, la sua vocalità dovrebbe essere maggiormente sostenuta e raccolta tecnicamente per una resa vocale sempre completa ed omogenea.

Yusif Eyvazov si mostrava un Turiddu volonteroso ma, a causa di un timbro che associa un colore un po’ fibroso ad un’impostazione perennemente stirata ed indietro , stentava a decollare ed approfondire vocalmente un ruolo che peraltro gli calzerebbe a pennello e che risolveva infatti scenicamente con giusta intensità .

Dalla bella vocalità, robusta e di indubbio valore, ma ingabbiata da un’impostazio dura ed impostata sul canto di forza che gli opacizzava un suono invece naturalmente morbido, l’Alfio professionalmente risolto da Sebatian Catana .

Completavano il cast l’ottima Lola di Clarissa Leonardi e la Mamma Lucia della sempre corretta Milena Josipovic.

Un po’ sopra le righe e concentrata su sonorità stentoree la direzione del M. Jader Bignamini anche se resta l’impressione che in recita la potente (e spesso prepotente) Orchestra areniana abbia preso il sopravvento su una linea interpretativa che in più di un’occasione era sembrata concentrata su un’interpretazione più intima della partitura .

Bene il Coro della Fondazione Arena e grande successo di pubblico che ha premiato lo spettacolo con la presenza , da quest’anno tornata ad alti livelli, ed il gradimento per tutti gli interpreti ed il Direttore .

Verona, 12/03/2015

SILVIA CAMPANA