ROMANZO D’INFANZIA AL TEATRO CAMPLOY DI VERONA PER LA RASSEGNA “L’ALTRA DANZA”. RECENSIONE.

Nell’occhio del mirino di questa coinvolgente ed esteticamente affascinante messa in scena “Romanzo d’infanzia”, al Camploy di Verona il 2 aprile 2015, è il rapporto genitori/figli: uno scavo nella memoria personale e collettiva a ricordare e ricordarci quel disagio infantile che nasce dal non essere compresi prima di tutto perchè non ascoltati, nell’assunzione di un ruolo genitoriale prima e istituzionale poi, fatto di regole, obblighi e divieti.

La bellezza della piece, nonché la sua efficacia artistica si deve però alla straordinaria capacità degli interpreti attori e ballerini Michele Abbondanza e Antonella Bertoni, che si alternano con estrema disinvoltura e precisione nella parte di figli, fratelli e genitori, tradendo nel farlo la loro importante formazione artistica in cui si riconosce da subito l’influenza della ricerca di Carolyn Carslon ( ma non solo) con i quali entrambi hanno a lungo lavorato.

Bisogna precisare che in una nota i coautori del progetto ricordano giustamente che tutti hanno concorso alla realizzazione dell’opera in parti uguali: testo di Bruno Stori, regia e drammaturgia di Letizia Quintavalla e Bruno Stori, un lavoro di squadra di messa a fuoco comune che si vede nella capacità di non scivolare mai nel banale, di non concedere facili ricette, in una costante ricerca espressiva del gesto, della parola, dell’azione, delle atmosfere, con invenzioni illuminanti e sintesi originali di passaggio da una situazione all’altra, con una scelta di musiche di Alessandro Nidi di grande suggestione.

Insomma finalmente uno spettacolo che , pur inserito nella Rassegna “L’altra Danza” risulta completo anche sotto il profilo drammaturgico teatrale oltre che coreografico e in cui si coglie il raffinato lavoro sottostante la scelta di ogni scena, gesto, azione, parola, oggetto e suo utilizzo, al fine di restituire contemporaneamente al messaggio etico il suo valore artistico.

Dico finalmente perchè questa della rielaborazione in chiave artistica, teatrale e d’immagine, è una delle pecche maggiori degli spettacoli di ultima generazione, a mio avviso, che quando, nella migliore delle ipotesi, hanno qualcosa di importante da dire, sembra “non perdano troppo tempo” nel cercare il modo di dirlo.

E’ anche vero che “Romanzo d’infanzia”, è uno spettacolo datato, considerato uno dei migliori della Compagnia Abbondanza/Bertoni.

Creato nel 1997 e premiato nel 1997/1998 con il Premio Eti/Stegagatto, conserva a tutt’oggi tutta la freschezza originaria e l’attualità, anche se, dovessimo muovere una piccola critica, qualche sfrondatura di testo oggi potrebbe essere fatta, in alcune parti descrittive, nella fiducia che anche i bambini cui lo spettacolo è rivolto sappiano ugualmente comprendere.

Ma le due critiche più puntuali sono emerse proprio dalla platea a commento dello spettacolo da una bambina seduta dietro la mia fila che ha detto ai genitori: “ Noi della scuola pensiamo proprio così” e da un adulto che ha commentato guardando gli adulti, i bambini e i numerosi disabili presenti in platea : “ E ‘ incredibile come questo spettacolo sappia porgere un sorriso a tutti. Non facile oggi”.

Emanuela Dal Pozzo