THE BOY’S BLOOD. I GIORNI DI DINO CAMPANA – RECENSIONE

“ The boy’s blood. I giorni di Dino Campana”,al Teatro Studio di Rovigo, scritto e interpretato da Franco Acquaviva e diretto dallo stesso insieme ad Anna Oliviero, spettacolo inserito all’interno di “ Visioni” promosso dal Teatro del Lemming.

Pochi essenziali oggetti in scena: una sedia, uno specchio, una pianta di alloro e alcuni piatti che nel corso del lungo monologo acquisiranno una duplice funzione simbolica: lo scandire della routine giornaliera del manicomio in cui si trova e gli elementi cardine capaci di aprire uno squarcio nelle profondità del proprio io -il gioco con lo specchio sembra catturare varie sfaccettature di sé, l’alloro porta improvvisamente alla mente la madre e la rabbia che ne scaturisce in un rapporto che si comprende essere profondamente conflittuale, la sedia rovesciata diventa espressione di rifiuto, i piatti della cena diventano il tentativo di far riquadrare le cose ( e le persone) secondo una nuova personale logica.

Le scene vengono “ disturbate” dall’irrompere dell’inserviente ( Stefano Acquaviva) che riportano il paziente al presente: il farsi la barba, il pranzo, l’arrivo dello psichiatra Carlo Pariani, in cui l’attore si sdoppia.

L’intero monologo, pervaso da un senso di smarrimento esistenziale, ripercorre luoghi, personaggi, situazioni della vita precedente di Dino Campana, restituendo allo spettatore quell’intimo “girovagare” del poeta che sembra non l’abbia mai abbandonato.

Una biografia approfondita, coerente, attenta ai dettagli, biografici e fisici, ma che a nostro avviso rimane circoscritta alla sfera del sensibile, come se l’autore/attore non avesse voluto rischiare di perdere quel precario equilibrio che sostiene la trama del tutto, precario perché frutto di inevitabile compromesso tra sano e malato, follia e realtà.

Anche la follia di Campana sembra essere più un disagio esistenziale interiore che una vera e propria malattia e forse vuole implicitamente interrogarci in merito.

Forse avremmo preferito che i brevi spiragli nelle profondità dell’io del poeta si fossero maggiormente dilatati in azioni sceniche di maggiore pregnanza teatrale.

Rimane però un lavoro stilisticamente di pregio, certamente adatto alle scuole per la propria valenza divulgativo didattica.

Visto il 23/3/2024

Emanuela Dal Pozzo