“BACIAMI” AL TEATRO ASTRA DI VICENZA. RECENSIONE.

di Emanuela Dal Pozzo

Insolito monologo quello di Patricia Zanco al Teatro Astra di Vicenza, “ Baciami” ispirato a Clarice Lispector, Produzione La Piccionaia, che chiude la Rassegna Terrestri, la stagione del contemporaneo curata dal Centro di Produzione Teatrale La Piccionaia.

L’attrice, che da tempo sceglie nei propri repertori personaggi femminili, questa volta, identificandosi con la scrittrice ucraina Clarice Lispector prima, nell’atto della creazione di uno dei suoi personaggi, e poi interpretandolo, dà vita ad una anti eroina, simbolo, dice l’attrice, “di quelle bocche balbettanti che non riescono a protestare per la loro condizione di miseria ed abbandono.”

Un messaggio pulito e forte in un momento in cui la competitività del migliore, a tutti i livelli e in tutti i campi, e ottenuta con mezzi leciti e non, sembra prevalere su tutto.

Lo spettacolo, dopo una prima parte in cui il percorso creativo della mente mescola guizzi estrosi a perplessità e ripensamenti nell’autrice evocata, prende successivamente forma e forza nel racconto della vita di questa povera donna cui la sorte pare avere negato tutto, non ultime la cultura e l’intelligenza.

Anche la sensibilità, pur presente, non sembra trovare consapevolezza, manifestandosi in rari e quasi casuali momenti: il pianto improvviso e stupito di fronte al brano d’opera“ una furtiva lacrima” di Caruso, il “baciami” pronunciato da una anonima cartomante, in uno dei rari momenti di casuale contatto fisico che si indovinano essere presenti nella sua vita, l’incontro con l’uomo che, seppur per poco, avrebbe potuto cambiare la sua vita.

Un’esistenza ai margini, fatta di ritagli, di cose senza importanza, di dialoghi apparentemente senza contenuti, in cui tutto sembra apparire per ciò che non è, un continuo inganno dell’animo, dei sensi e della mente, di cui però la protagonista non si accorge, continuando a vivere all’interno del proprio guscio/mondo, inconsapevole del male, riluttante alle ferite.

Un tributo alla sensibilità femminile tradita, ci è parso questo spettacolo, che allarga l’occhio ad una posizione di giudizio esterno; eppure è proprio la spiazzante inconsapevolezza della protagonista a renderla caparbia, intaccabile e miracolosamente integra.

Se sul piano interpretativo la parte introduttiva ci è parsa più faticosa e meno empatica, lo spettacolo prende vita e vigore dal momento in cui Patricia Zanco entra in relazione con la protagonista, scandagliandone l’anima.

E’ un dialogo intimo, anche se apparentemente interagito con i pochi personaggi che popolano la sua vita, in cui l’attrice tocca con delicatezza le diverse sfumature dell’animo femminile della donna, entrando però, ci è parso, in intimità anche con se stessa, alla ricerca di note e colori inediti, in uno svelamento interiore degno di nota.

Centrati con pochi tratti essenziali anche gli altri personaggi maschili e femminili: il fidanzato che la tradirà, “l’altra” e la cartomante, nei dialoghi serrati messi in risalto da un gioco di luci significativo e capace di dare spessore alle scene.  Interessante anche il contributo musicale e i rumori fuori scena (sound designer e regia del suono Francesco Del Bello), che agiscono a tratti in modo dissonante e disturbante, sottolineando la regia curata ed attenta di Mattiuzzi/Zanco.

Visto il 1 aprile 2022