“RAMONA. LA STORIA TRAGICA DI DUE TRENI INNAMORATI” AL TEATRO GOLDONI DI VENEZIA. RECENSIONE

di Emanuela Dal Pozzo

Dice l’autore Rezo Gabriadze, pittore, scultore, regista teatrale e cinematografico, fondatore del Teatro di Marionette Gabriadze, scomparso nel 2021:

Motore a vapore, questa parola da tempo dimenticata, evoca nella mia mente infinite suggestioni: evanescenti nuvole di vapore, l’odore del carbone bruciato, il fumo denso anche con la pioggia…

Immagini poetiche che ritroviamo anche in versione cinematografica, con fotogrammi in bianco e nero, in questo interessante allestimento georgiano, in lingua originale con sottotitoli italiani.

Lo spettacolo di marionette “ Ramona. La storia tragica di due treni innamorati”, ideato, scritto, e diretto da Rezo Gabriadze, che ne firma anche le scenografie, in scena al Teatro Goldoni di Venezia dal 23 al 27 febbraio, dopo un inizio un po’ freddo, cui contribuisce la base registrata del testo, che non lascia spazio ad improvvisazioni, prende il via e cattura.

Non è subito facile la comunicazione con lo spettatore, che si deve abituare ad uno spazio scenico ritagliato, con personaggi ridotti, addentrandosi in una sensibilità culturale lontana dalla nostra: il treno Ermon eroe nazionale, capace di servire la Patria pur affrontando le situazioni impervie della Siberia, la sua amata locomotiva Ramona, capace di muoversi per soli 300 metri per volta in una piccola stazione del Caucaso, gli organismi di controllo statali russi pronti a punire le trasgressioni e il profondo senso di appartenenza alla comunità che si intuisce ( il bene comune è più importante di quello del singolo) fino al sacrificio estremo.

Diversi i pregi dello spettacolo, oltre alla raffinatezza ironica del testo e all’estetica curata di scene e personaggi, veri capolavori di abilità artigiana. In primis la maestria con cui le marionette vengono mosse -ad un certo punto ci si dimentica siano delle marionette, mosse a vista da manovratori neutri su fondo nero, anche se in alcuni momenti le modalità di movimento vengono illuminate e svelate. Approfondita la caratterizzazione dei personaggi, sia nei tratti distintivi scolpiti che in quelli agiti, umori sottolineati da movimenti e camminate con dettagli che svelano l’intera gamma dei sentimenti umani, grazie all’abilità dei marionettisti/performers: Tamar Kobakhidze, Tamar Amirajibi, Anna Nijaradze, Irakli Sharashidze, Niko Gelovani e Badri Gvazava.

In particolare, aldilà del difficile amore tra Ermon e Ramona, che pervade l’intero spettacolo condizionando le scelte dei protagonisti, è la comparsa del circo a dare vita alla scena, con i suoi abitanti multiformi visti con l’occhio ironico dell’autore, che si diverte ad immortalarli mentre si autoincensano, o piombano nella più finta disperazione, o si lasciamo andare ad improvvisi impulsi, o si denudano alle prese con i problemi reali della vita di tutti i giorni.

Numerose le musiche e le canzoni ( Rezo Gabriadze, Ellen Japaridze) capaci di creare atmosfera, tra le quali l’omaggio all’Italia con una serenata d’amore napoletana.

Ci sono anche alcune chicche, come il materializzarsi di una cartomante che si offre a Ramona di predirle il futuro leggendole “la ruota” ( e sarà il preannuncio di un destino crudele), o il conduttore del circo, che in un impeto di autodistruzione, durante un numero si fa segare le gambe che perderà, gambe che si rifiuteranno di tornare e in una lettera rivendicheranno i torti subiti, ragione per cui preferiranno abitare altrove.

Infine Ramona soccomberà, a causa della propria eccessiva ( e trasgressiva) generosità. Già sgridata e minacciata dalle autorità, per essersi sottratta al proprio ruolo di locomotiva stanziale, offrendo un passaggio ai circensi, viaggiatori abusivi senza biglietto, morirà durante un difficile numero del circo e l’innamorato Ermon non reggerà al dolore.

Uno spettacolo da gustare, forse di nicchia, entusiasmante per chi  è già abituato a percorrere il teatro di figura, o per chi ama una lettura in profondità, capace di addentrarsi nei linguaggi e di godere dell’inventiva artigiana raffinata e qui forse penalizzato dalla distanza di visione. Sarebbe più efficace in uno spazio teatrale più raccolto, a contatto ravvicinato con gli spettatori.

Lo spettacolo è una produzione di Gabriadze Foundation, con il supporto del Ministero della Cultura, dello Sport e della Gioventù della Georgia.

Visto il 23 febbraio