VERDI OPERA NIGHT ALL’ARENA DI VERONA

Arena di Verona_FotoEnnevi_6866Un’autentica festa – quasi un omaggio, come noi lo abbiamo letto – ai tanti appassionati di arie e romanze d’opera che, in folta schiera, fanno riferimento in particolare ai circoli lirici. Notate, in effetti, numerose e nutrite delegazioni di club — locali e delle zone limitrofe, con i rispettivi responsabili — nei diversi settori dell’anfiteatro romano di Verona, a fianco di turisti e melomani di ogni provenienza, in occasione del gala “Verdi Opera Night”, organizzato nel nome del Cigno di Busseto il 26 agosto da Fondazione Arena di Verona, quale ideale completamento della sua 96ma stagione all’aperto.

Adottata per l’occasione la formula — più raffinata ed elegante rispetto alla tradizionale paratattica successione antologica di brani vocali — di rappresentare tre atti completi da tre opere diverse, incorniciati in appropriati elementi scenografici, impreziositi da inserti coreografici, arricchiti da proiezioni spettacolari, valorizzati da lighting design, con i cantanti, ovviamente in costume, sotto la guida di un’esperta regia. Insomma, dando vita a una vera e propria rappresentazione. Rigoletto_FotoEnnevi_270717_NV704107

La scelta è caduta su atti particolarmente appetibili per la tipologia di spettatori omaggiata, come il Secondo Atto da “Rigoletto”, il Terzo da “Il trovatore” e, ancora il Terzo, da “La traviata” (vale a dire tre atti dalle tre opere della cosidetta trilogia popolare del Maestro) tanto ricchi di momenti musicali – arie, romanze, cabalette, duetti, passaggi corali – tra i più significativi di ciascun titolo. Preceduti, ad abundantiam, dell’esecuzione di una non meno popolare e amata pagina strumentale, la Sinfonia da “La forza del destino”.

Questo a partire dalle 21,30. Ma già da un’ora prima, dalle 20,30, il pubblico, che mano a mano arrivava, veniva accolto dalle note dei maggiori capolavori verdiani, eseguite al pianoforte dai maestri accompagnatori di Fondazione Arena. Un modo, tra l’altro, per dare visibilità, una volta tanto, a questi preziosi collaboratori che, lontano dalle luci della ribalta, danno pure il loro contributo alla realizzazione degli spettacoli.

IlTrovatore 260816_FotoEnnevi329Dunque, una festa per tutti: per Verdi, pubblico e persino musicisti solitamente invisibili. Messi in campo tre cast, con alcuni elementi di notevole spicco della lirica mondiale. Sugli scudi, in “Rigoletto”, Luca Salsi nel ruolo del titolo, e Lisette Oropesa (Gilda), entusiasticamente richiesti di bis nel celeberrimo duetto “Sì vendetta, tremenda vendetta”, puntualmente concesso.

Nel “Trovatore”, è la grande Violeta Urmana (Azucena) a dominare indiscussa la scena, con presenza breve ma magnetizzante; mentre ne “La traviata”, spicca l’eleganza e la precisione di Luciano Ganci (Alfredo).

Tra i comprimari, si nota la versatilità di Romano dal Zovo (Conte di Ceprano, Ferrando, Dottor Grenvil) e l’impegno della giovanissima Martina Gresia (Annina) e di Barbara Massaro (Paggio della Duchessa).

Ottimo, inoltre, il coro preparato da Vito Lombardi. La Traviata atto III Meli Kos 05 07 13 foto Ennevi 52

Sul podio, Andrea Battistoni, tra qualche piccolo salto e qualche gridolino, delude nella concertazione, alquanto di routine, mentre nella direzione accusa delle difficoltà nel mantenere il giusto equilibrio tra palcoscenico e golfo mistico, oltre che nell’ambito della stessa orchestra, adottando tempi incredibilmente accelerati e improvvise quanto inspiegabili variazioni dinamiche. Meno caotica l’offerta della “Sinfonia” da “La forza del destino”, ma non abbastanza, ci dispiace doverlo sottolineare, per lasciare un suggello di valore all’evento.

Le varie componenti dello spettacolo sono state coordinate dalla regia di Stefano Trespidi, di ispirazione rigorosamente tradizionale: con qualche eccesso, come nelle modalità d’uso dei fuochi nel “Trovatore”, e spettacolarità di maniera nelle proiezioni (di Sergio Metalli) sulle gradinate di fondo; buoni effetti di luce (di Paolo Mazzon), peraltro già rodati nella serata dedicata alla danza, protagonista Roberto Bolle con i suoi “amici”; appropriati elementi scenici, ripresi da allestimenti precedenti (da Michele Olcese); completati dalle coreografie, elementari e fuori tema, di Luc Bouy. Ne è sortito un gala modesto — da regime di austerità, potremmo dire — ma certamente festoso e molto gradito allo specifico uditorio, che con il suo entusiasmo ha riscaldato, senza mai cali di tensione, la serata (meteorologicamente, invece, alquanto freddina).

Visto il 26 agosto

Franca Barbuggiani