IL CANTICO DEI CANTICI DI SIENI AL CAMPLOY DI VERONA. RECENSIONE.

Cantico dei Cantici_ph.VirgilioSieni_AR_IMG_2689In scena al Teatro Camploy di Verona venerdì 3 marzo il “Cantico dei Cantici”, per la coreografia, regia e scene di Virgilio Sieni, un appuntamento di danza di richiamo data la notorietà del coreografo che non ha disatteso le aspettative nonostante un teatro non gremito.

La performance è inserita nella Sezione Danza della Rassegna L’Altro Teatro organizzata dal Comune di Verona in collaborazione con Arteven (Circuito Teatrale Regionale), con Ersilia Cooperativa e con EXP.

Ottima la prestazione dei giovani interpreti Claudia Caldarano, Luna Cenere, Giulia Mureddu, Riccardo De Simone, Maurizio Giunti e Davide Valrosso, che, giocando con le luci, spesso appena accennate, a disegnare i profili dei corpi seminudi, sulle suggestioni musicali delle musiche dal vivo del contrabbasso Daniele Roccato hanno creato un corpo unico permeabile e costantemente connesso, fluido, sinuoso e curato nel dettaglio.

La particolarità di questa scelta coreografica, ispirata al Cantico di Salomone e ambientato secondo quanto dichiarato dall’autore in una sorta di pianura rischiarata dal bagliore della luce a spezzare la notte, sta proprio nella confluenza dei dettagli nel tutto, laddove i frammenti che nascono dalla nascita continua di azioni dai singoli corpi modificano costantemente il contesto creando un corpo unico formato da tutti i danzatori in perenne ricerca di equilibrio.

Emblematici ed esteticamente pregnanti alcuni fissi d’immagine, in cui diventa particolarmente evidente la sintonia tra i corpi, in una sorta di richiamo ad una perfezione naturale a tratti svelata.

Aldilà della piacevolezza estetica del movimento e della bravura dei danzatori il contenuto e le modalità veicolate sono anche occasione di riflessione per lo spettatore, che può cogliere in questa dinamica all’unisono precisa e prevedibile, nella quale ad ogni più piccola azione corrisponde una reazione, un senso di inevitabilità, la consapevolezza di far parte di un cosmo con leggi e regole che trascendono l’individuo, la tensione verso una fusione di corpi e di linguaggi in cui la volontà del singolo perde di significato, o ancora una contaminazione, voluta o meno, mutuata dagli attuali linguaggi sistemici particolarmente centrati sulle connessioni tra dati, rispetto ai quali la messa in scena di Sieni potrebbe rappresentare un interessante studio, per quanto “scaldato” dall ‘intimità fisica di corpi vivi in relazione.

Una riflessione complessiva che può portare lo spettatore ad una reazione ambivalente: liberatoria nell’abbraccio al tutto, o al contrario claustrofobica nell’annientamento della propria individualità, laddove un gesto o un ‘azione eclatante, estranea o trasgressiva non viene contemplata.

Lunghi e convinti applausi ad accogliere danzatori e musicista.

Emanuela Dal Pozzo