“ARLECCHINO E LA TRUFFA DEL CAPITANO LATROUFFE “AL TEATRO FILARMONICO DI PIOVE DI SACCO.RECENSIONE

arlecchino-3Accattivante l’imponente baracca circolare della Compagnia Paolo Papparotto ( scenografie di Gianni Traversari) in scena domenica 12 febbraio 2017 al Teatro Filarmonico di Piove di Sacco (Padova) con lo spettacolo di burattini “ Arlecchino e la truffa del capitano Latrouffe”, in prima assoluta nazionale.

In uno spettacolo precedente avevamo già avuto occasione di parlare di questa baracca, probabilmente ideata per potere avere una maggiore scioltezza di movimento al proprio interno nel manovrare i burattini,  spiegando come la funzionalità si abbinasse poi ad altre qualità particolarissime come quella di animare la città veneziana, dilatata in ponti, campi, campielli, angoli e canali, meglio ricostruiti e agiti dall’interno, per dare voce alle chiacchiere tipiche da un affaccio all’altro dei suoi abitanti, quelle stesse voci che animano in particolare gli intrighi del teatro goldoniano.

In questa notevole messa in scena, studiata al dettaglio e agita in modo esemplare da Paolo Papparotto e Cristina Marin, che animano i diversi personaggi costruendo un mondo fisico e concreto nel quale in qualità di spettatori veniamo catapultati immediatamente, lo spazio scenico sembra dilatarsi ulteriormente ad accogliere anche il mondo esterno, richiamando i tagli dei quadri di Fontana, in un’apertura solare al mondo oggi piuttosto controcorrente, complice anche il canale che corre intorno alla piazza e che nella storia permetterà l’arrivo della nave di Pantalone carica di merci.

Il mondo dei nostri giorni entra e si infila nella storia senza alterarne il senso, come gli intrusi che vorrebbero vendere nuovi contratti telefonici o le rivendicazioni animaliste in favore di una povera pantegana adottata, una sorta di avviso che lo spettacolo di cui si parla non è dedicato solo ai bambini, mentre Arlecchino, Brighella, Pantalone e Colombina sono presi dalle proprie vicissitudini, nel rispetto di un canovaccio di tradizione di commedia dell’arte.

Il mondo che si agita tra le vie veneziane della baracca è però un mondo rassicurante, in cui gli intrecci vengono presto svelati, le azioni logiche e motivate, le reazioni hanno uno status di necessità, le emozioni sono credibili e tutto avviene secondo una consequenzialità logica lineare tale da potere essere immediatamente percepita come “vera”.

Questa è una caratteristica tipica, nelle produzioni di qualità con burattini, da non sottovalutare e particolarmente oggi, bersagli e protagonisti come siamo di realtà virtuali e di disgregazioni sociali, potrebbe rappresentare una sorta di rieducazione sentimental/ emotiva, un ri- allenamento alla concretezza per noi spettatori.

D’altronde, quando si lavora con il medium burattino, è impossibile non rispondere alle domande teatrali basilari: chi sono, dove sono, cosa faccio, come lo faccio e come interagisco con gli altri, una sorta di alfabeto che parte dalle radici del nostro “teatrare” e che oggi in teatro spesso stiamo perdendo, presi da un lato dalle nostre elucubrazioni cerebral filosofiche spesso fuorvianti, e dall’altro condizionati da quel mondo virtuale che finisce per essere la meta cui approdare piuttosto che una modalità di espressione in più.

Una boccata di ossigeno questo spettacolo per me, costretta spesso a confrontarmi in teatro con “i massimi sistemi” e che sono certa potrebbe agire come filtro depurativo, bagno salutare una tantum per quanti si accostano al teatro nelle diverse forme.

E’ il caso di sottolineare che la Compagnia Paolo Papparotto è una delle poche in Italia che si dedica ai burattini della Commedia dell’arte, rispettandone fedelmente le caratteristiche e che è considerata una delle migliori nel proprio genere.

Applausi meritatissimi dal folto pubblico tanto alla coinvolgente trama che rispecchia i crismi della favola classica: situazione, problema, risoluzione del problema, tanto alla raffinata competenza dei burattinai, capaci di giocare con le proprie creature, divertire e divertirsi.

Emanuela Dal Pozzo