LA CARMEN ALL’ARENA DI VERONA

Per festeggiare degnamente il Centenario della rappresentazione dell’opera “Carmen” di G. Bizet all’Arena di Verona la Fondazione ha deciso di riproporre al pubblico (per l’ennesima volta) lo storico allestimento che Franco Zeffirelli creò per l’anfiteatro nella Stagione del 1995 e che andò trionfalmente in scena dopo molti rimaneggiamenti e disavventure.

Un successo che, a quasi vent’anni dalla ‘prima’ e nonostante molti cambiamenti più sbilanciati, a mio parere giustamente, sul versante più prettamente popolare o direi cinematografico ( numerosi infatti gli animali in scena che in alcuni casi entrando al galoppo, come durante la rissa tra le sigaraie nel I Atto, lasciano gli spettatori a bocca aperta) punta su una proposta che , cavalcando la tradizione , si mostra particolarmente appetibile e gradita al grande pubblico.

Pur ritenendo in linea di massima che questo tipo di operazioni siano biasimabili, (riproporre lo stesso allestimento nel corso quasi di un ventennio mi sembra poco sopportabile) devo allo stesso tempo sottolineare come la Carmen ‘zeffirelliana’ , a patto naturalmente che sia sostanziata musicalmente e teatralmente da un cast di rilievo, mantenga il suo fascino e questo per il particolare ‘appeal’ della partitura che , pur assai moderna per impostazione ideologica, vince pur sempre a causa di quella patina di folklore che , se riproposto con onestà , può risultare trascinante e carismatico specie in quegli spazi teatrali, quali quello areniano, in cui la spettacolarità della pièce è, anche negli allestimenti più modernamente concepiti, una chiave da cui diventa pericolosissimo allontanarsi , specie di questi tempi.

Elemento fondamentale, in queste operazioni di ripresa, deve essere la scelta curata ed attenta del cast, che quest’anno, anche a causa delle numerose rappresentazioni (11), ha dovuto cambiare tre volte il ruolo del titolo e due il Direttore con le intuibili problematiche che questo comporta.

La recita a cui ho assistito (25 luglio) si è rivelata eccellente sotto ogni profilo.

Diciamo subito che nel ruolo di Carmen era impegnata una delle voci di mezzosoprano indiscutibilmente più interessanti del momento e questo per tutta una serie di motivazioni che, partendo dalla schietta vocalità, si ampliano in considerazione di natura prettamente teatrale.

Anita Rachvelishvili , vocalità rotonda e piena, dal timbro teatralissimo, ricco di armonici e perfettamente dominato da una solida tecnica, si conferma artista in netta crescita .

La sua è una Carmen giovane, definita drammaticamente e senza ombre, una Carmen ferina , diretta ed epidermica , sensualmente scoperta quanto di una passionalità viscerale intrinsecamente femminile che la rende irresistibile per qualsiasi uomo e l’interpretazione della Rachvelishvili ne mette in evidenza l’identità ed unicità rivelandola finalmente seduttiva non tanto perciò che fa ma per ciò che è; sono questi i casi in cui la tradizione e una sua moderna interpretazione risultano più trasgressivi di qualsiasi artificioso orpello.

Con un sapiente uso del fraseggio, l’artista ritaglia espressivamente il personaggio ( che non abbandona mai un momento teatralmente e scenicamente parlando), il suo restare intrappolato in una spirale che certo non prevedeva e da cui sarà inaspettatamente ucciso (Carmen si allontana ridendo da Don Josè nella scena finale del IV Atto superficialmente indifferente alla sua patologica e frustrante gelosia ) ma soprattutto ci regala una figura di donna incredibilmente contemporanea e fare questo ad un’icona della tradizione non era facile. Brava !

Al suo fianco assai ben si comporta Jorge de Leon nel ruolo di Don Josè.

L’artista, decisamente più a suo agio nel III e IV Atto dove la sua vocalità unita ad una giusta teatralità ha avuto la meglio, si rivela estremamente interessante e dona un’interpretazione scenicamente curata e mai banale, riuscendo a combinare bene, attraverso una bella attenzione alla parola, i diversi aspetti dell’animo di un personaggio di non così facile interpretazione.

Tatiana Ryaguzova nel ruolo di Micaela metteva in evidenza una vocalità dal bel colore ed una sapiente espressività e, pur con qualche incertezza nella romanza del III Atto, ha offerto una prova nel suo complesso vocalmente positiva e scenicamente vibrante,

Completavano il cast : Raymond Aceto ( un professionale Escamillo), Irene Favro (Frasquita), Alice Marini (Mercedes), Gabriele Ribis (Dancairo) , Saverio Fiore (Remendado), Victor Garcia Sierra (Zuniga) e Gianfranco Montresor (Morales).

Assai ben diretta l’Orchestra dell’Arena di Verona dall’agile bacchetta del M° Henrik Nanasi la cui lettura sottolineava con misura e giusto equilibrio i diversi Atti, diversificandone a dovere colori e timbriche.

Sostanzialmente bene il Coro dell’Arena di Verona diretto dal M° Armando Tasso ed il Coro di voci bianche A.li.ve diretto dal M° Paolo Facincani.

Un bello spettacolo dunque, nel quale vocalità individuali ed intento direttoriale, nell’ambito di un allestimento datato ma funzionale, creavano un insieme omogeneo ed armonico che coinvolgeva il pubblico attraverso autentica emozione e pura teatralità e quando ciò accade il successo, pur in tempi di crisi, è assicurato !!!

Verona, 25 luglio

SILVIA CAMPANA