PANTALONE MEMENTO MORI. RECENSIONE.

Interessante, ben costruito e di notevole impatto lo spettacolo “Pantalone memento mori”, in scena al Teatro Nuovo di Verona il 14 dicembre 2022, secondo appuntamento della mini rassegna di teatro di burattini organizzata dal Teatro Stabile di Verona, dal Comune di Verona e dal Dipartimento di Culture e Civiltà dell’Università di Verona.

Protagonista è Pantalone che, scoprendosi improvvisamente vecchio e stanco e ricordando con nostalgia la propria gioventù, accoglie con entusiasmo la proposta di Mefistofele, capace di ridonargli l’energia e la prestanza virile di un tempo in cambio della sua anima allo scoccare della propria ora, ora che, per un incidente burocratico, tarderà a venire.

Lo spettacolo, su canovaccio di Paolo Papparotto e con i burattini della Commedia dell’arte realizzati dal burattinaio e artigiano Gigio Brunello ( qui in scena il 21 dicembre con lo splendido spettacolo “ Beati i perseguitati”, già da noi recensito, terzo e ultimo appuntamento) e ottimizzati da Cristina Cason, è il risultato della collaborazione di Paolo Papparotto con la Compagnia L’Aprisogni e i suoi due burattinai Cristina Cason e Paolo Soldari.

Un bell’esempio di teatro di burattini per adulti che affronta il tema della morte con il tipico linguaggio spassoso e concreto delle teste di legno: una sorta di riflessione smaliziata sullo scorrere della vita, sospesa tra la consapevolezza della sua fugacità e l’attaccamento alle cose.

Il tema della morte, elemento viscerale, connaturato al teatro dei burattini, ( nelle baracche è quasi sempre presente il personaggio del Diavolo) sottolinea Pasqualicchio a commento finale, è emblematico di un linguaggio che nasce anche fisicamente dal basso- a differenza delle marionette azionate dall’alto. Qui si riprende anche il tema del Faust, in un interscambio continuo tra drammaturgia teatrale e canovaccio burattinesco, da sempre in serrato dialogo.

E’ una sottolineatura colta quella di Pasqualicchio che rimanda ad una copiosa letteratura sui burattini della tradizione, quelli della Commedia dell’arte, dei quali si occupa, per scelta di campo, Paolo Papparotto e che con i propri specifici caratteri ( il “taccagno” e “brontolone” Pantalone, l‘Arlecchino che non brilla di particolare intelligenza, il più truffaldino e smaliziato Brighella, la bella e furba Colombina, il dotto Balanzone) attraverso le trame delle diverse vicende, ci offrono la variopinta panoramica degli esseri umani.

In particolare l’interesse di questo spettacolo, frutto di un riuscito affiatamento tra le due Compagnie, ci pare essere il suo snodarsi sul sottile equilibrio tra serio/faceto, sacro/profano, verità/ finzione, burattini/umani, nella capacità di ricreare un microcosmo di convincente umanità, con un pizzico di autoironia, nel quale lo spettatore si riconosce e sorride.

Lo spettatore si trova immerso in quel “mondo piccino” fatto di spazi percorsi, distanze fisico/psicologiche colmate, relazioni ricche nelle quali emerge anche il non detto, tra coscienza, intenzioni e debolezze reciproche: una sorta di rieducazione emotiva alla quale non siamo più abituati. Per questo, nonostante lo spettacolo sia giustamente proposto quale spettacolo per adulti per i temi affrontati, per l’immediatezza comunicativa e le sfaccettature umorali capaci di attivare un occhio interiore, noi lo consigliamo anche ai ragazzi di tutte le età.

L’ obiettivo è raggiunto grazie ad una sofisticata padronanza tecnica dei burattini, il poetico utilizzo di luci capaci di ritagliare quadretti intimisti, il tocco di sacralità che a tratti irrompe dalle scelte musicali dei brani lirici, tutti elementi capaci di disegnare suggestive atmosfere, ma soprattutto la realizzazione di uno spazio/baracca, vero palcoscenico/piazza ( anche se è in realtà una casa), in cui i personaggi di ampio respiro riflettono ed agiscono con azioni e parole, mutuando le stesse tecniche teatrali della Commedia dell’Arte.

Visto il 14 dicembre 2022

Emanuela Dal Pozzo