MULINOBIANCO DI BABILONIA TEATRI AL TEATRO CAMPLOY DI VERONA. RECENSIONE.

Mulinobianco”, l’ultimo spettacolo di Babilonia Teatri, produzione di La Corte Ospitale e Operafestival Estate, in scena al Teatro Camploy di Verona, delude.

Delude su tutti i versanti, dal nostro punto di vista. Delude il testo su tematiche ambientali, affidato alla voce di due bambini in età scolare, i figli di Enrico Castellani e Valeria Raimondi, attori di Babilonia Teatri, testo che, aldilà delle frasi ad effetto e alcune buone intuizioni, avrebbe avuto bisogno di maggior approfondimento.

Delude la pochezza della drammaturgia, uno schermo simile al display di un cellulare sul quale scorre il testo declamato dai due bambini in scena, unici attori dello spettacolo, ammaestrati come due animali al circo -forse noi facciamo lo stesso con i nostri- che dichiarano la loro incapacità di rinunciare ad un mondo artificiale, di adattarsi ad un ambiente naturale. Poche altre idee: alcune croci in plastica costruite dai bambini con lego giganti e poi distrutte, a dissacrare la natura e la morte e una mucca in plastica ad altezza naturale che conclude la piece, quale coronamento del senso dello spettacolo.

Uno spettacolo cristallizzato, univoco, unidirezionale, martellante, in definitiva in superficie, nonostante l’apparente vis provocatoria, senza evoluzione, privo di complessità, di quell’intreccio di linguaggi che nella loro fusione costituiscono il teatro, almeno per come lo vediamo noi.

Anche in questo spettacolo, come solitamente facciamo, proviamo a rintracciare il rapporto che la Compagnia sembra avere con lo spettatore. Ci sembra un rapporto del tutto eterocentrico, completamente costruito sullo spettatore, mirato a provocare una reazione, sia essa di stupore, di consenso o di disagio.

Applausi, ma anche perplessità in sala.

Visto il 14.01.2022.

Emanuela Dal Pozzo