KILOWATT FESTIVAL (SANSEPOLCRO). REPORT DEL 21 LUGLIO 2019

9 LUNE

Sansepolcro: è quasi l’ora del tramonto sulle colline infocate che circondano il borgo in provincia di Arezzo. Qui, alle 17.00, inizia la nostra scalata verso la sommità del campanile, dove alle 17.30 in punto suoneranno le campane per ricordare la Messa delle 18.00. Nel breve volgere di mezz’ora entriamo, quindi, nella torre campanaria, conosciamo il campanaro, Bruno, e seguiamo Tamara Bartolini e Michele Baronio che tentano di costruire un percorso di senso tra quanto vediamo e sperimentiamo (la salita, l’ascolto di brevi stralci di vita e pensieri in libertà di Bruno) e la ricorrenza dell’allunaggio (grazie a un video d’epoca con l’allora diretta Rai).

Al termine della performance, intitolata 9 Lune, una canzone della PFM e una frase, forse la dichiarazione poetica degli ideatori e performer: «Stiamo cercando di capire il senso del nostro essere su questa Terra». Purtroppo, però, è di questa esperienza che sfugge il senso, e resta solo il ricordo – piacevole – del panorama visto dall’alto, e che spazia a 360 gradi su tetti e colline, oltre che di Bruno intento a suonare la campana della mezza.

REDO E HERITAGE

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Alle 20.15 si prosegue al Teatro della Misericordia con Shailesh Bahoran, che danza e coreografa REDO e Redouan Ait Chitt, esponente dell’hip hop, protagonista dell’assolo Heritage (su coreografia sempre di Bahoran).

Se si volesse esprimere in poche parole il lavoro dei due artisti olandesi, si potrebbe scrivere: “quando il corpo parla emozionando”.

Nella prima coreografia, Bahoran, su una base hip hop, immette elementi tecnici provenienti da diversi generi di danza (quali il butoh) sui quali innesta suggestioni indiane. La sua padronanza del corpo e dei complessi meccanismi della respirazione non ingabbiano bensì liberano il danzatore dai vincoli fisici perché, padroneggiandolo, Bahoran è in grado di esprimere una profondità emozionale che arriva direttamente al cuore e alle viscere dello spettatore. Una comunicazione empatica che solo la danza sa regalare quando si esprime al suo meglio.

La seconda coreografia, danzata da Redouan Ait Chitt, più strettamente legata all’hip hop (genere che, come spiega Bahoran, in questo momento sta ottenendo un sostegno pubblico dal Governo olandese e sta, quindi, vivendo un periodo artisticamente felice), conserva alcune caratteristiche proprie di quella che sembrerebbe la cifra stilistica di Bahoran: la capacità di comunicare un percorso emotivo unita a una strenua difesa della dignità umana, attraverso una lotta con se stessi e con quanto ci impedirebbe di esprimerci al meglio. Un percorso, questo, che Redouan Ait Chitt interpreta al meglio, infondendo un’ulteriore carica di energia e positività che sprizza, letteralmente, dal volto e dagli occhi di questo giovane danzatore di grande talento.

ANGST- IL DRAMMA PERFETTO

Angst_ph@LucaDelPia

In chiusura di serata, poco dopo le 22.00, Scarlattine e Teatro della Caduta presentano Angst – il dramma perfetto presso l’Auditorium Santa Chiara.

Purtroppo, nonostante il notevole impegno profuso nella messinscena – dove si sovrappongono in un dialogo serrato e convincente teatro delle ombre, video e squarci di recitazione dal vivo – il risultato lascia perplessi. In parte non convince l’interpretazione attoriale, anche a causa di una certa piattezza della voce di Giulietta Debernardi; in parte il testo drammaturgico, che racconta troppo svelando risposte alle quali lo spettatore giunge ben prima dell’interprete, con un senso di déjà-vu che, a teatro come al cinema, non facilita l’immedesimazione bensì allontana dalla materia trattata – quasi si stesse rileggendo, a un bambino, per l’ennesima volta il medesimo libro di favole. Peccato. Perché, a sprazzi, emerge quel senso di angosciosa melanconia adombrato nel titolo.

Simona M. Frigerio

Visti a Kilowatt Festival, Sansepolcro, domenica 21 luglio 2019