AL TEATRO ROMANO DI VERONA ROMEO E GIULIETTA- NATI SOTTO CONTRARIA STELLA: MESSA IN SCENA FURBA O INTELLIGENTE?

© Yasuko Kageyama IMG_0700 MDChissà se nella dichiarazione d’intenti d’inizio spettacolo “Siamo qui per massacrare Shakespeare” e “Non vogliamo che capiate ma che ci ascoltiate” vi era una evidente provocazione nei confronti di tutte quelle dubbie attualizzazioni e rivisitazioni di classici, sempre più frequenti in teatro, atte a impoverire, snaturare, storpiare, banalizzare la complessità e la pregnanza di opere del passato avulse dal proprio contesto e gettate in pasto in versione fastfood ad un pubblico d’oggi sempre meno esigente nei contenuti e bendisposto alla battuta facile e ai clichè stereotipati di una comicità intrisa di luoghi comuni.

Così infatti veniva introdotto lo spettacolo “Romeo e Giulietta. Nati sotto contraria stella”, testo liberamente tratto da William Shakespeare, con la drammaturgia e regia di Leo Muscato, prodotto da Enfiteatro in collaborazione con Estate teatrale veronese, in Prima Nazionale al Teatro Romano di Verona dal 17 al 20 luglio 2019.

Ci sarebbe piaciuto pensare questo allestimento in chiave provocatoria, in un flash immediato che ci ha colto fin dai primi istanti, quando i personaggi in scena si apprestavano ad indossare i panni di coloro che avrebbero raccontato a proprio modo la storia di Romeo e Giulietta, un cast senza dubbio all’altezza : Giulietta (Ale), Romeo (Franz), Servo Montecchi, Mercuzio, Madonna Capuleti,Fra Lorenzo (Eugenio Allegri), Servo Capuleti, Benvolio,balia, Frate Lorenzo (Marco Zannoni), Servo Montecchi, Baldassarre, Patron Capuleti,Frate Lorenzo, Principe della Scala (Marco Gobetti), Servo Montecchi, Paride, Tebaldo, Principe della Scala (Paolo Graziosi).

Allora questo sarebbe potuto essere un approccio intelligente, almeno nelle intenzioni, un ironico e garbato modo ( nascosto) di prendere in giro il pubblico: è questo che volete? Eccovi serviti. Vi attualizziamo Shakespeare come piace a voi, con la lingua che conoscete meglio e che apprezzate maggiormente: quella delle gag, delle esagerazioni ad effetto, delle parolacce a voi tanto care e chiameremo Giulietta bagascia e puttanella per la vostra ilarità.

Però lo spettacolo sembra anche avere un certo rigore filologico.© Yasuko Kageyama IMG_5174 MD

Gli attori come un tempo sembrano improvvisare spazi scenici illuminati dalle suggestive luci di Alessandro Verazzi : poetiche le scene essenziali di Carla Ricotti, che ne firma anche i costumi, uno dei maggiori punti di forza dello spettacolo oltre alle musiche dal vivo di Roberto Zanisi, voce e vera colonna non solo sonora dell’allestimento, insieme alle musiche originali di Dario Buccino; gli attori sembrano recitare a canovaccio senza nemmeno conoscere tanto bene la parte, aiutati da improvvisi interventi ed indicazioni di regia direttamente in scena; alternano scontatezze e banalità con pezzi di bravura attorale, tanto che in alcuni momenti di lirismo ci si scorda che Giulietta è interpretata da un uomo (un vero peccato non avere approfittato maggiormente di questa opportunità: un attore capace di mostrarsi donna senza suscitare ilarità), come sempre accadeva ai tempi del teatro elisabettiano quando tutti i ruoli venivano interpretati da soli uomini.

E allora la cosa ci confonde perchè le strade si mescolano secondo due diverse chiavi di lettura: una più immediata e banale, una seconda più aderente al tema.

Ci viene il dubbio che lo spettacolo non sia il frutto di alcuna provocazione, ma che sia semplicemente ciò che si vede: un’operazione furba che concede molto più al pubblico che non a Shakespeare, l’ennesima attualizzazione di un testo classico di cui, per essere oggi comprensibile “...è stato riscritto un nuovo testo in cui sono stati eliminati tutti i riferimenti a fatti e persone dell’epoca, tutti i numerosi giochi di parole assolutamente intraducibili e gran parte delle metafore incomprensibili alla nostra cultura mediterranea” ,citando quanto espresso nelle note di regia.

Insomma un testo censurato, adattato alle esigenze del presunto gusto-intelligenza-sensibilità -cultura del pubblico d’oggi, pubblico per il vero non unanimamente concorde, diviso tra entusiasmi e perplessità.

Emanuela Dal Pozzo

Visto il 17 luglio 2019