L’ADRIANA LECOUVREUR PROPOSTA DA FONDAZIONE ARENA DI VERONA. RECENSIONE.

AdrianaLecouvreur_FotoEnnevi_290319_054 Al penultimo appuntamento di stagione, Fondazione Arena di Verona ha proposto una elegante edizione di “Adriana Lecouvreur” di Francesco Cilea (libretto di Arturo Colautti dal dramma di Eugène Scribe e Ernest Wilfrid Legouvé) firmata da Ivan Stefanutti alla regia, scene e costumi per il Teatro Sociale di Como nel 2002.

L’opera, che mancava dalle scene filarmoniche dal 1989 (protagonista all’epoca la grande Raina Kabaivanska) ha richiamato parecchi spettatori anche dalle province vicine.

Nella rilettura di Stefanutti, la celebrata attrice tragica settecentesca della Comédie Française si trasforma in una diva del cinema muto. Tutta la vicenda riprende vita in un contesto belle époque per un ideale omaggio alle “divine” delle scene del tempo, emblematicamente evocate, una per tutte, dalla mitica Lyda Borelli, della quale una foto in gigantografia compare nella scena conclusiva, dove si accende di colore alla morte della protagonista, a sancirne così idealmente l’ascesa nell’Olimpo delle massime attrici di tutti i tempi. AdrianaLecouvreur_FotoEnnevi_290319_153

Rappresenta anche l’unico momento cromatico di tutto l’allestimento che, nel rigore del bianco e nero e dell’argento nei costumi dai lunghi strascichi di sontuosa imponenza e nelle scene art déco con tocchi liberty, più ampliamente estende il suo omaggio all’arte della fotografia e del cinema, allora emergenti.

A sottolineare il variare delle atmosfere – dal metateatrale all’onirico, dal realismo al romantico, dal lirico al drammatico – bene contribuiscono le luci di Paolo Mazzon, mentre i movimenti mimici ispirati ai Ballets Russes sono di Michele Cosentino.

Nel ruolo del titolo debutta Hui He, voce possente e grande tecnica. Il personaggio però, almeno per il momento, non ci è sembrato nelle sue corde migliori.

Fabio Armiliato, nell’ambito di peculiari qualità di canto, è un Maurizio convincente. Entrambi conquistano il pubblico in un crescendo che dà i suoi frutti migliori nella seconda parte dello spettacolo.

Ben calato nel ruolo di Michonnet, amico devoto di Adriana e suo innamorato senza speranza (adombrerebbe la figura di Voltaire) Alberto Mastromarino, che gestisce con esperienza e molta espressività qualche limite vocale.

AdrianaLecouvreur_FotoEnnevi_290319_041Molto bene il mezzosoprano rumeno Carmen Topciu, che conferisce con autorevole vocalità e misura interpretativa una certa altera nobiltà all’ingrato ruolo della Principessa di Bouillon.

A posto tutti gli altri e il Coro della Fondazione preparato da Vito Lombardi.

Vigorosa e vitale la direzione di Massimiliano Stefanelli, che tuttavia non riesce a contenere gli eccessivi – ancora una volta! — volumi sonori dell’orchestra e trarre la giusta sensualità timbrica da sezioni e strumenti. Inoltre, i ritmi veloci spesso imposti creano qualche discrepanza tra palcoscenico e golfo mistico e appiattiscono in parte la poliedrica cornice melodica, ispirata alla scuola francese dei Debussy e dei Massenet, all’astro pucciniano e al Leitmotiv wagneriano, e rococò (recitativi, duetti, canto di conversazione, pezzi chiusi autonomi) evocativa dell’epoca in cui realmente visse Adrienne Couvreur.

L’aggiunta del prefisso “Le” doveva conferire un tocco di aristocraticità al cognome della figlia di una lavandaia e di un cappellaio alcolizzato, che quando morì, a Parigi nel 1730, al suo capezzale era assistita dal filosofo e letterato Voltaire, nella casa dove, prima di lei, aveva abitato Racine, drammaturgo preferito dall’attrice, insieme a Corneille e allo stesso Voltaire. Una grande attrice. Passata alla storia del teatro per aver rivoluzionato la tecnica recitativa, introducendo la naturalezza espressiva in luogo dell’enfasi retorica e del patetismo esasperato, aprendo così la via allo stile realistico. Aveva inoltre intuito con poche altre colleghe l’importanza del costume nella resa dei personaggi, scegliendo abiti ispirati al periodo storico in cui si colloca il dramma rappresentato.

Franca Barbuggiani

Visto il 4 aprile 2019