LA PHILARMONIA ORCHESTRA AL TEATRO FILARMONICO DI VERONA. RECENSIONE.

Il Settembre dell’Accademia al Teatro Filarmonico di Verona ha visto l’atteso ritorno, il 22 settembre 2018, del direttore finlandese Esa-Pekka Salonen con la londinese Philharmonia Orchestra, formazione che egli guida da oltre un decennio e con la quale ha stabilito un rapporto di perfetta sintonia musicale, dopo una intensa esperienza di 17 anni con la Los Angeles Philharmonic, preceduta da una non meno importante collaborazione di 11 anni con l’Orchestra della Radio Svedese.

Salonen, apprezzato e premiato compositore erede della grande scuola del suo paese (allievo della Accademia Sibelius di Helsinki) e di maestri prestigiosi (tra cui anche il veronese Donatoni), divenne direttore “per caso” nel 1983, orientando decisamente le sue preferenze verso la letteratura del Novecento.

Preferenze che sono affiorate anche nelle scelte programmatiche ed esecutive del concerto veronese. Aperto dalla “Verklärte Nacht Op. 4” di Schönberg, versione 1917 per soli archi (dopo la originaria del 1899 per sestetto, e seguita, nel 1943, da una versione per orchestra) evocante le atmosfere oniriche e liriche di un componimento poetico di Richard Dehmel, al quale si ispira, tra influssi wagneriani e brahmsiani, è proseguito e si è concluso con la “Sinfonia n, 7” di Bruckner, la più nota dell’autore e non immune, essa pure, da influssi wagneriani, soprattutto nell’Adagio.

Di entrambe le pagine, Salonen ha evidenziato soprattutto gli aspetti più innovativi delle rispettive partiture, pur ancora non del tutto emancipate da modalità tradizionali ma già anticipatrici di inquietudini a venire, oltre a individuarne inedite sfaccettature.

L’orchestra, suono morbido ed elegante, perfetto equilibrio tra le varie famiglie, ha sottolineato i vari aspetti espressivi e formali senza cali di tensione né sbavature dinamiche o tecniche, realizzando appieno la visione anagogica del maestro, passando così dalle atmosfere sognanti, tese e drammatiche (non senza qualche vibrazione romantica) della “Notte” a quelle della monumentale “Settima sinfonia” alleggerita nella sua seriosa maestosità con la riscoperta di ignorati risvolti elegiaci e persino ludici.

Concerto memorabile e pubblico estasiato.

Franca Barbuggiani

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