LA YOUYH ORCHESTRA OF BAHIA AL TEATRO FILARMONICO DI VERONA

 

Energia, slancio, freschezza, istintualità. Questo il clima che ha caratterizzato il concerto del 12 settembre al Teatro Filarmonico di Verona organizzato dall’Accademia Filarmonica scaligera nell’ambito del Festival Internazionale di Musica 2018, 27° Settembre dell’Accademia. Di scena la grintosa e strumentalmente ben preparata Youth Orchestra of Bahia.

Fondata nel 2007 dal pianista e direttore d’orchestra brasiliano Ricardo Castro (anche suo direttore generale e artistico) rappresenta l’espressione di eccellenza del programma educativo – musicale e sociale – Neojiba, sostenuto dal governo di Bahia e rivolto ai giovani provenienti da ambienti svantaggiati, prendendo ispirazione dal “sistema” del venezuelano, di recente scomparso, Alfonso Abreu, allo scopo di sottrarre alla strada bambini e ragazzi emarginati.

Apprezzata a livello internazionale in repertori tradizionali e contemporanei, vanta, tra gli artisti ospiti, nomi prestigiosi quali, tra i molti, il pianista cinese Lang Lang e il francese Jean-Yves Tibaudet. A Verona, dove arriva per la prima volta, si è presentata avendo come solista nel “Concerto per pianoforte e orchestra in la minore Op. 54” di Robert Schumann, la straordinaria argentina Martha Argerich.

Già “enfant prodige”, ora settantasettenne, la Argerich, dopo una strepitosa carriera in un vasto e vario repertorio, attualmente si dedica in prevalenza alla musica da camera e, dopo la rinuncia fatta nel 1981 a suonare da sola, a un ristretto numero di concerti per orchestra. Da qui, la grande attesa per la sua esibizione al Filarmonico, completamente esaurito per l’occasione in ogni ordine di posti. Ha interpretato la pagina schumanniana con viscerale ma anche sognante vigore, giostrandosi con naturalezza tra “Sebastiano” ed “Eusebio”, innervati di energia sorgiva e personalizzati da inaspettate variazioni dinamiche e accensioni virtuosistiche, con tecnica strepitosa, anche se dalle sonorità non particolarmente preziose.

Senza mai cali di tensione e sempre in serrato dialogo (dagli equilibri preponderatamente cameristici) con l’orchestra, grazie anche alla salda e lucida conduzione di Ricardo Castro. Entusiasmo del pubblico e un bis fuori programma, a quattro mani con il direttore (da “Ma mère l’Oie”).

La seconda parte della serata ha visto protagonista assoluta l’orchestra giovanile brasiliana, peraltro già apprezzata in apertura di programma nel Preludio all’Atto I de “I maestri cantori di Norimberga” di Wagner, che ne aveva evidenziato musicalità e morbidezza di suono, oltre al buon livello di maturità artistica dei suoi giovani componenti (tutti compresi tra i 13 e i 29 anni) in cammino certo verso traguardi sempre maggiori.

All’insegna del “divertimento” d’autore, questa parte ha reso omaggio alla musica americana contemporanea e del secolo scorso, con pagine dello statunitense Leonard Bernstein (Ouverture di “West Side Story”), dell’argentino Alberto Ginastera (Suite di “Estancia”) e del brasiliano Wellington Gomes (“Sonhos Percutidos”).

Per concludere, senza direttore e con qualche momento di coreografica improvvisazione, uso della voce e battito delle mani, all’insegna dei ritmi sudamericani della “Cuban Ouverture” (Rumba) di George Gershwin, e di quelli jazzati di “Danzon n. 2” del venezuelano Arturo Márquez; quest’ultimo, movimentato con tanto di piroette dei 7 contrabbassi sui rispettivi puntali. Intesa, affiatamento, freschezza e autentica gioia di suonare insieme, sorretti dall’ottima padronanza strumentale, hanno contagiato e conquistato il teatro, che ha applaudito con pari entusiasmo.

Visto il 12 settembre

Franca Barbuggiani