“HOPERA” PER LA SEZIONE DANZA DELL’ESTATE TEATRALE VERONESE

hoperaL’opera? Che barba, che noia! Musica colta, seriosa, datata… Dove la gente muore cantando e nessuno vive felice. Mah…

Di questo parere non sembrano essere gli eleganti e acrobatici danzatori di Esperimenti do Dance Compani che, in Corte Mercato Vecchio per la sezione danza dell’Estate Teatrale Veronese (organizzata dal Comune di Verona in collaborazione con Arteven e con il sostegno di Banco BPM, Cattolica Assicurazioni e Santi Valpolicella) hanno presentato un piacevole “divertissement” su celebri pagine vocali e strumentali di Verdi, Rossini, Leoncavallo, Mozart e Haendel, titolato, appunto, “Hopera”.

Lo spettacolo lo leggiamo anche come un mirato omaggio (se pur non specifico, visto che “Hopera” ha viaggiato in tutto il mondo) alla città di Verona, che nel genere ha una lunga e consolidata tradizione.

L’approccio all’opera è leggero e divertito, condito di fresco humour e ironia, ma senza provocazione né irriverenza. Con il rispetto dovuto a un genere d’arte che, nella nostra letterature in particolare, ha toccato vertici di eccellenza, con capolavori assoluti apprezzati e amati in tutto il mondo.

Le coreografie di Federica Galimberti, Mattia de Virgiliis, Francesco Di Luzio – alle quali anche i singoli danzatori danno un loro specifico contributo in una sorta di work in progress, variante a seconda delle differenti “locations” – fondono armoniosamente e con originalità modi e stilemi dei vari filoni della danza moderna e contemporanea, dando vita a un teatro danza che strizza l’occhio pure al linguaggio filmico, con qualche significativo fermo immagine. Individuano così ed esaltano, con scelte stilistiche a contrasto, l’anima morbida, romantica, passionale, comica, trionfalistica, larmoyant, dell’opera lirica.

Ne è nata una incalzante sequenza di numeri coreutico-teatrali ispirati alle differenti atmosfere, vicende, strutture musicali dei vari brani, che idealmente prende vita nell’io profondo di un enigmatico spettatore/sognatore, il quale ne diviene parte attiva fino a farsene filo conduttore.

Lo spettacolo, sostanzialmente privo di arredi scenici e con la sola scansione spaziale data dal gioco delle luci, che anche segnalano le variazioni di atmosfera, si regge totalmente sulla indiscussa bravura dei danzatori/attori: con tutto il corpo che vibra e partecipa, incluse le singole dita delle mani e dei piedi, come antiche danze rituali insegnano.

Pubblico scarso ma entusiasta, che ha apprezzato la qualità e la piacevolezza dell’offerta.

Chi ha detto che con l’opera non ci si diverte?

Visto il 21 luglio.

Franca Barbuggiani