IL BILANCIO DI TRAIETTORIE DEL 2015

Ripercorrendo con la memoria il 2015, ci è parso questo un anno costellato di Festival teatrali, ( ma non a tutti eravamo presenti), di spettacoli compresi in interessanti filoni tematici( dall’interesse alle istituzioni chiuse come il carcere e gli ex manicomi a quello per la memoria, con le tensioni etiche implicite che portano all’oggi, fino ad un meno convincente per noi desiderio di denuncia autodistruttiva, o sottolineatura del problema del diverso con rischio di facili ammiccamenti, con sconfinamenti in altre arti in performance più o meno riuscite, con un teatro ricco di apporti scientifici in indagini esplorative di linguaggio e di collaborazioni tra istituzioni e si potrebbe continuare…..), un anno che è parso evolvere talvolta esasperando tematiche già presenti gli scorsi anni, ma che al contempo non è sembrato, almeno per gli spettacoli visti o gli umori respirati ai Festival, proporre elementi nuovi tali da pensare che vi sia stato un particolare filone di teatro capace di imporsi.

Certamente le nostre poche “truppe” ci hanno visti assenti in molte occasioni e probabilmente molto ci è sfuggito del panorama nazionale.

Tra i visti alcuni spettacoli ci sono parsi particolarmente degni di nota, spettacoli singoli all’interno di Festival o Rassegne più ampie, spettacoli che ci hanno colpito o per profondità ed accuratezza, come “ Vocazione” di e con Danio Manfredini, visto al Teatro Camploy di Verona, per la Rassegna L’Altro Teatro” ,“L’età proibita. Appunti biografici di Marguerite Duras” di e con Maria Pilar Perez Aspa, visto all’interno del Kilowatt Festival di San Sepolcro o per un’originalità di linguaggio nuovo seppur fondato su solide basi, oggi controcorrente come “ La città ideale” film scritto, diretto e interpretato da Luigi Lo Cascio e proiettato all’interno del Festival “Orizzonti Verticali” a San Gimignano.

Altri due spettacoli meritano una nota a parte: “Pinocchio a tre piazze” spettacolo di teatro ragazzi del Teatro Bertold Brecht visto all’interno del Festival Teatri d’Arte Mediterranei a Formia, perché capace di mantenere in vita quel filone di teatro di ricerca legato al “Terzo Teatro ”di Eugenio Barba che prende dal teatro di strada quell’eterogeneità di linguaggio che spesso oggi nelle performance è solo “ postata”, talvolta introdotta superficialmente o non motivata, spettacolo che quindi ben coniuga il vecchio con il nuovo e “Augenblick- l’istante del possibile” di Amaranta Fluens, esperienza di realtà residenziale di “teatro immersivo” assolutamente innovativa, questa sì capace di aprire nuovi orizzonti, spettacolo visto al Teatro Studio Uno di Roma, giovane realtà teatrale aperta ai giovani e alle sperimentazioni.

Anche interessanti segmenti di teatro di figura sono stati capaci di illuminare nuovi orizzonti come lo spettacolo di burattini legati alla Commedia dell’arte “ Il bragosso fantasma” di Paolo Papparotto, dimostrando che le novità più fondate nascono dallo scavo e dall’analisi piuttosto che da azzardi di rotta che oltre il fascino dell’imprevisto spesso naufragano nel nulla. Sempre il teatro di figura ha dimostrato vitalità e rigore negli affascinanti percorsi poetici di luci e ombre di Giorgio Gabrielli e nella ricerca in chiave sociologica di Gigio Brunello.

Un momento importante di confronto è stato il Convegno “ Critica, teatro e territorio veneto” nel giugno 2015 a Villa Benzi Zecchini di Caerano San Marco, organizzato da Traiettorie, che ha visto in una full immersion teorico pratica attori, registi, critici, danzatori, dramaturg, burattinai di radici trevigiane ma di notorietà ben più ampia, presenti sia con relazioni frontali che con dimostrazioni performative del proprio lavoro.

Quest’anno ci ha visti anche impegnati in confronti e discussioni critiche con i colleghi di altre testate e possiamo dire che un pezzo di strada è stato tentato, che alcune posizioni sono state chiarite e che, se qualche polemica è nata nel confronto, a volte affondando il coltello forse più del necessario, il tentativo è sempre stato quello di difendere l’onestà intellettuale che ci caratterizza.

Vorremmo per l’anno prossimo, con l’apporto qualitativo, oltre che quantitativo, di nuove collaborazioni, essere più presenti nel territorio nazionale e soprattutto in quelle realtà poco raggiunte e poco note, aprendoci al contempo alle esperienze oltre frontiera.

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Emanuela Dal Pozzo