CLINT EASTWOOD DA ATTORE A REGISTA: IL REGISTA

Grazie ai grandi successi dei film di Sergio Leone e Don Sigiel, Clint Eastwood entra a far parte della storia cinematografica.

La sua intraprendenza gli ha permesso di spaziare dalla recitazione nelle serie televisive al grande schermo, fino a diventare regista.

Il primo film che Eastwood dirige ed interpreta è Brivido nella notte (titolo originale Play Misty for me del 1971), una vera e propria svolta per la sua carriera cinematografica.

Su questo film la critica si divide: alcuni elogiano il suo talento anche nella regia, altri, al contrario, lo ritengono impacciato e poco disinvolto.

Queste critiche contrastanti non fermano l’esordiente regista Eastwood, ma piuttosto lo spronano a lavorare ancora per migliorarsi.

Il risultato è Lo straniero senza nome (1973), un film western che riesce a coniugare tre stili diversi, quello di Leone, quello di Siegel e quello di Eastwood stesso.

Il film conquista la critica e il pubblico, dimostrando il talento del neo-regista e la sua capacità di far tesoro delle sue esperienze rielaborandole secondo la sua visione della storia e dell’arte della regia.

La cosa che sembra caratterizzare fin da subito la regia di Eastwood è l’attenzione ai personaggi, alla psicologia dei protagonisti che sono sempre costruiti fin nei minimi dettagli.

Un’altra caratteristica importante sono i dialoghi. Gli scambi tra i personaggi non sono mai lunghi, rarissimi i monologhi, in favore di una concretezza e concisione che rispecchiano le caratteristiche dei tratti psicologici dei personaggi.

La regia è molto simile alla recitazione di Eastwood stesso è scarna ed essenziale, tutto è ridotto al minimo e allo stretto necessario.

Nel 1976 dirige ed interpreta Il texano dagli occhi di ghiaccio, in questo western non c’è più alcuna traccia dei film di Leone o Siegel da cui Eastwood si distacca completamente affermando così definitivamente il proprio stile.

Il texano dagli occhi di ghiaccio diviene importante nella cronistoria del western, perché si colloca in una posizione di contrapposizione ai film del regista Sam Peckinpah.

Negli anni ottanta Honkytonk Man (1982), ottenne un grande successo di critica; in questo lungometraggio si può vedere Clint Eastwood recitare accanto al figlio Kyle.

Negli anni novanta arriva il primo grande riconoscimento per Clint Eastwood: l’Oscar alla regia per Gli Spietati (1992).

Gli Spietati.

Nella contea di Big Whiskey (Wyoming) nel 1880, una prostituta viene sfregiata in volto da due cowboy.

Lo sceriffo Little Bill Daggett (Gene Hackman), anziché arrestare e processare i due delinquenti, decide di essere clemente, multandoli e obbligandoli a consegnare cinque cavalli come risarcimento al proprietario del bordello.

Le prostitute si sentono oltraggiate per la mancanza di giustizia, decidono così di unirsi e offrono una taglia di mille dollari per chi eliminerà i due malfattori.

Il giovane pistolero Schofield Kid, interpretato da Jaimz Woolvett, viene a conoscenza della taglia e decide di ottenerla, per questo contatta William “Will” Munny (Clint Eastwood), un ex pistolero, diventato allevatore per mantenere i suoi due figli.

William all’inizio rifiuta la proposta temendo per la sua vita, ma una volta saputo della ricompensa si lascia convincere e porta con sé nell’avvenuta anche il suo ex collega Ned Logan (Morgan Freeman).

Schofield, William e Ned decidono di partire per catturare i due cowboy.

Contemporaneamente a Big Whiskey arrivò Bob l’inglese, un pistolero accompagnato dal suo biografo francese W.W. Beauchamp.

I tre pistoleri William, Logan e Schofield una volta recuperate le informazioni necessarie dalle prostitute, si appostano nel capanno, rifugio dei due cowboy ricercati, e attendono il loro ritorno.

L’agguato dei tre pistoleri non avrà un buon esito.

William uccide il più giovane dei ricercati. Ned abbandona l’impresa e viene catturato dai compagni del cowboy ucciso che lo consegnano allo sceriffo.

Lo sceriffo Little Big decide di frustare Ned, inutilmente, per farsi dire i nomi dei suoi complici.

Nel frattempo Schofield uccide l’altro cowboy e a causa dello stress rinuncia alla missione.

Munny incassa la taglia e viene avvertito dalle prostitute che il suo amico Ned è morto per le percosse ricevute.

William accecato dalla rabbia impugna la pistola e decide di vendicare il suo caro amico Logan. Si scatena un duro e drammatico scontro a fuoco, in cui muoiono lo sceriffo Little Bill e quattro suoi aiutanti, mentre William Munny si allontana indisturbato dal paese.

Gli Spietati è l’ultimo film di genere western che Eastwood dirige e interpreta nella sua carriera.

Potremmo dire che con questo film il regista vuole fare un omaggio al West, infatti, qui non c’è la ricostruzione storica che caratterizza il genere cinematografico, ma sembra più un film che parla di violenza e morte.

Insomma, pare che Eastwood utilizzi il genere western come metafora per dimostrare che la morte e la violenza sono sempre esistite.

Gli Spietati, inoltre, è un film che stravolge le caratteristiche dei personaggi di un film western. Solitamente, questo genere sceglie come protagonisti personaggi dai caratteri forti, che non si arrendono alle difficoltà, che lottano e preferiscono morire piuttosto che arrendersi. Nel film Gli Spietati non troviamo niente di tutto questo.

Eastwood ci mostra personaggi che si rifiutano di sparare, che uccidono senza incassare la taglia, che non tradiscono i propri compagni perché amici e cedono alle pressioni della situazione in cui si trovano. Le debolezze dei protagonisti superano le caratteristiche forti che possiedono.

La scelta di mettere in scena degli anti-eroi del western, si contrappone alla classicità della regia. Eastwood, infatti, è classico nelle riprese, nelle inquadrature, nei soggetti e oggetti che sono in scena. Un esempio è la scena iniziale nella quale si vedono un albero, una casa e un uomo accanto a una lapide mentre il sole sta tramontando.

Questo film è particolare e importante perché le caratteristiche che lo compongono sono contrapposte tra di loro. Gli elementi di natura registica classica dei western fanno da cornice a dei personaggi tipici del genere noir. Questi elementi in realtà si mescolano tra di loro in modo molto naturale, creando un’opera straordinaria che può essere considerata la fine della carriera western di Eastwood.

Note: OSCAR MIGLIOR FILM 1993; OSCAR ALLA MIGLIOR REGIA 1993 ; OSCAR MIGLIOR ATTORE NON PROTAGONISTA a GENE HACKMAN 1993; OSCAR MIGLIOR MONTAGGIO 1993.

Dopo il capolavoro del film Gli Spietati, negli anni duemila arriva il secondo grande successo di Eastwood con Million Dollar Baby (2004), con un altro Oscar alla regia.

Million Dollar Baby.

Frenkie Dunn (Clint Estwood) è il proprietario di una palestra, con un passato di allenatore e manager di pugili straordinari.

Ritiratosi dalla scena dei grandi ring ormai da un po’, Frankie continua a insegnare agli allievi della sua palestra la cosa fondamentale: prima di tutto proteggere se stessi.

La vita di Dunn è molto solitaria: non ha contatti con la sua famiglia da molto tempo e ha sempre evitato di affezionarsi a qualcuno.

L’unica persona che sembra essere una sorta di famiglia è il suo amico Scrap (Morgan Freeman), un ex pugile che vive all’interno della palestra e aiuta Frenkie a gestirla.

Un giorno Maggie Fitzgerald s’iscrive a questa palestra.

Maggie è una ragazza ostinata, non ha avuto una vita facile e ha una famiglia disastrata, ma è pronta a fare di tutto per ottenere quello che vuole.

Grazie alla sua determinazione, alla sua straordinaria forza di volontà, tenacia e talento Maggie è sempre riuscita ad andare avanti, ma quello che desidera veramente è trovare qualcuno che creda in lei e le dia fiducia.

Dunn è scettico nei suoi confronti, non vuole assumersi nessun impegno né responsabilità, tanto meno ricominciare ad allenare qualcuno.

Dopo molte richieste da parte di Maggie, incoraggiata da Scrap in segreto, Dunn accetta di allenarla.

Durante questo periodo tra Maggie e Frankie nasce un bellissimo rapporto, non solo la complicità che nasce tra allenatore e atleta, ma a poco a poco tra i due si crea una sintonia simile a quella che può esistere tra un padre e la propria figlia.

Fitzgerald, dopo svariati incontri vinti in Europa, è pronta a sfidare la campionessa del mondo Billie detta “orso blu”, un’ex-prostituta tedesca, ex-galeotta, nota per le sue scorrettezze sul ring.

Durante quest’incontro Maggie sembra in vantaggio, quando alla fine del terzo round Billie le sferra un pugno mentre sta raggiungendo l’angolo del ring.

Colpita a tradimento Maggie cade al tappeto, ma sbatte il collo sullo sgabello che era nell’angolo.

Una volta soccorsa la giovane pugile si salva, ma è costretta a vivere in un letto d’ospedale, legata a vita a un respiratore a causa di una paralisi totale del corpo. Nessun membro della sua famiglia la assiste in ospedale, solo Franckie le sta accanto ogni giorno.

La sua situazione già drammatica si aggrava quando, a causa di un’infezione, Maggie subisce un intervento di amputazione alla gamba. Così, la situazione diviene insostenibile per Maggie, che chiede al suo allenatore, amico e mentore di aiutarla a morire. Dunn si rifiuta, non può toglierle la vita.

Dopo il tentativo di suicidio di Maggie, Frankie capisce la disperazione e le ragioni che l’hanno portata a fargli la richiesta di ucciderla qualche tempo prima.

Dunn decide così di assecondare il desiderio della sua atleta, prima le stacca il respiratore e poi le somministra un’elevata dose di adrenalina.

L’allenatore non ritornerà più nella sua palestra, non allenerà più nessuno, abbandonando per sempre la boxe che è stata tutta la sua vita.

Franckie scompare e nessuno, nemmeno il suo amico Scrap, lo rivedrà mai più.

Million Dollar Baby è un film che mostra tutta la capacità di Eastwood di sperimentare come regista.

In questo film egli riesce a coniugare la sensibilità nel trattare certi argomenti, caratteristica solitamente dei film europei, e la fluidità della regia americana.

Un film che non tratta solo di un argomento, ma, grazie al talento di Eastwood, tutti i temi sono sviluppati adeguatamente. Il regista riesce a mostrare esattamente quello che vuole, senza fermarsi su un personaggio o su una situazione troppo poco o troppo a lungo.

È come se Eastwood dividesse in due parti il film. Nella prima la competizione sportiva serve a raccontare una storia di riscatto, la volontà di realizzare quello che più si desidera al mondo nonostante gli ostacoli apparentemente insormontabili; ma è anche una storia che racconta il desiderio di elevarsi da una condizione sociale difficile, di solitudine e ristrettezze.

Nella seconda parte invece diventa un film sull’eutanasia, tema difficile da trattare senza cadere nell’eccessivo sentimentalismo o nel patetico.

Clint Eastwood riesce anche in questo, grazie a delle immagini ricche di emozioni, dialoghi brevi ma umani, con delle riprese e un ritmo che danno il tempo allo spettatore di porsi la fatidica domanda: “Io che cosa farei?”.

Eastwood decide di accompagnare la narrazione del film con una voce esterna, questo dà maggior senso di oggettività alla situazione che ci viene mostrata.

Clint Eastwood come regista si distingue per la sua capacità di coniugare elementi di generi cinematografici opposti e creare un’armonia sorprendente; sa essere sensibile e delicato nel trattare argomenti che pochi hanno il coraggio di portare sul grande schermo, rendendo le vicende che racconta “eroiche” e senza cadere in un facile sentimentalismo.

Note:

– Consulenti per la boxe: Don Familton, Lucia Rijker, Hector Roca, “BOXING” Don R. Dinkins

– GOLDEN GLOBE 2005 a Clint Eastwood per la MIGLIOR REGIA a a Hilary Swank per la MIGLIORE ATTRICE PROTAGONISTA IN UN FILM DRAMMATICO.

– PREMIO CESAR 2006 COME MIGLIOR FILM STRANIERO.

– OSCAR 2005 PER MIGLIOR FILM, MIGLIOR REGIA (Clint Eastwood), MIGLIOR ATTRICE (Hilary Swank), MIGLIOR ATTORE NON PROTAGONISTA (Morgan Freeman).

Il film aveva ottenuto altre tre nomination agli Oscar: MIGLIORE SCENEGGIATURA NON ORIGINALE, MIGLIOR ATTORE PROTAGONISTA (Clint Eastwood) E MIGLIOR MONTAGGIO (Joel Cox).

– DAVID DI DONATELLO 2005 COME MIGLIOR FILM STRANIERO.

– NASTRO D’ARGENTO 2006 COME MIGLIOR FILM STRANIERO, MIGLIOR DOPPIAGGIO (Adalberto Maria Merli – voce di Clint Eastwood).