LA TELA DEL RAGNO AL TEATRO VITTORIA DI ROMA. RECENSIONE

Così come in letteratura il genere giallo viene considerato lettura d’intrattenimento disimpegnata, aldilà dell’attrattiva per la capacità di coinvolgimento che esercita sul lettore che segue avidamente gli eventi interrogandosi sui sospettati e formulando ipotesi sul colpevole, ugualmente in teatro questo filone “popolare” sembra snobbato da molti critici, anche perchè aldilà del gioco della trama più o meno bene articolata e interpretata, non lascia spazio ad operazioni artistiche più allargate, tese ad evidenziare squarci di realtà o interpretazioni della stessa capaci di arricchire il nostro bagaglio culturale.

Così ci siamo divertiti ad uscire per una volta dai nostri clichè per andare a curiosare in un genere per noi inusuale al Teatro Vittoria di Roma, dove andava in scena il 2 gennaio 2015 “La tela del ragno”, giallo di Agatha Christie, tradotto per l’occasione da Edoardo Erba, messo in scena dalla Compagnia Attori & Tecnici, con la regia di Stefano Messina: un testo che ci è parso subito ottimamente calibrato ed equamente diviso tra ironia e verità, altrettanto ottimamente interpretato e ampiamente collaudato nei ritmi, con una cura non comune nella delineazione dei personaggi e nessun eccesso enfatico recitativo, tale cioè da risultare non solo convincente ma empaticamente trascinante, complici anche le scene e le belle atmosfere londinesi di Alessandro Chiti.

Certo lo spettacolo rimane all’interno della trama: un cadavere in biblioteca e la ricerca del colpevole e ruota intorno ad indizi e sospettati fino all’ultima imprevedibile rivelazione, come da tradizione “gialla”, ma diverte un pubblico sufficientemente numeroso, me compresa, a dimostrazione che il teatro può essere vivo o morto indipendentemente dal genere o dai contenuti.

Bravo il cast: Viviana Toniolo, Annalisa Di Nola, Stefano Messina, Carlo Lizzani, Roberta Della Casa, Marco Simeoli, Claudia Crisafio, Sebastano Colla, Viviana Picariello, Luca Marianelli e il cane Kataklò.

Interessante anche l’iniziativa del Teatro Vittoria di indire un concorso rivolto agli spettatori per la critica migliore avente come premio una vacanza, un modo come altri in questo periodo di crisi di attrarre lo spettatore coinvolgendolo, ma anche un modo di monitorare gusti, pensieri e aspettative di quel mondo silenzioso e sconosciuto che sempre meno riempie le platee.

Emanuela Dal Pozzo