AILEY II AL TEATRO ROMANO DI VERONA. RECENSIONE

Un Teatro Romano comprensibilmente quasi esaurito la sera del 9 agosto 2014 per un evento di eccezionale portata quale l’esibizione della prestigiosa compagnia Ailey II, quanto c’è di meglio oggi della giovane danza americana tra interpreti e coreografi, nei quattro balletti previsti dal programma, l’ultimo dei quali l’attesissimo “Revelations”, icona della storia dalla danza, mantenuto nella originale coreografia di Alvin Aley firmata nel 1960, considerata capolavoro del coreografo appena ventinovenne e diventata simbolo di libertà per tutti i popoli della terra.

L’opera conclude il ciclo di danza al Romano che ha visto l’avvicendarsi del Ballet de l’Opera National de Bordeaux con Carmina Burana, seguito dal Gala Stelle della Danza con Lindsay kemp.

Il balletto che apre la serata è “Virtues”, per la coreografia di Amy Hall Garner, una partitura di 20 minuti di Karl Jenkins durante i quali i dodici ballerini interpreti si muovono con fluida eleganza alla ricerca della perfezione della forma, una performance tra la danza moderna e il jazz segnata da punte di energica esplosione di gioia . Capace di coinvolgere il pubblico.

Segue “Splendid Isolation” del 2006, per la coreografia di Jessica Lang, performance di 4 minuti su musica di Trio Mediaeval, il cui suono agisce come evocazione, suggerendo a Shay Bland, unica figura centrale di maestosa eleganza, movimenti minimalisti. La performance appare più mediata, affascinante e cerebrale, il pubblico accoglie con rispetto.

The Hunt, la terza coreografia in programma firmata da Robert Battle per le musiche di Les Tambours du Bronx ha una matrice ancestrale, giocata tanto sul ritmo che sulle composizioni di gruppo di danza tribale di contaminazione africana. Splendidi i movimenti che diventano azioni in cui energia ed eleganza si fondono in sintesi che mandano gli spettatori in estasi.

Infine” Revelations” per la coreografia di Alvin Ailey, nei cui quadri vale la pena di citare gli splendidi costumi di Ves Harper e di Barbara Forbes, interpretata su spiritual, canti religiosi, gospel e blues afroamericani, con un effetto d’insieme d’intensità e di gioia.

Numerose le presenze straniere e pubblico molto soddisfatto.

Emanuela Dal Pozzo