STABAT MATER DI ROSSINI AL TEATRO FILARMONICO DI VERONA

Intensa, emozionante ma allo stesso tempo intrisa di quell’armonioso e teatrale equilibrio che solo il Rossini migliore conosce , si può definire la lettura dello “Stabat mater” rossiniano presentato dalla Fondazione Arena di Verona nel corso della Stagione Sinfonica 2013/2014 al Teatro Filarmonico .

Il M° Stefano Montanari, alla guida di orchestra e coro areniani, è riuscito infatti nel non facile compito ( aveva a disposizioni vocalità dalle timbriche e dai ‘pesi’ molto differenti) di armonizzare la sua orchestrazione attraverso un’attenta cura rivolta alle diverse sezioni, non concentrata però ad ottenere mirabolanti effetti, ma a raccontare la partitura attraverso una narrazione cesellata attraverso un’attenta cura per dinamica e fraseggio. Così l’esecuzione si è distinta per uno studiato, ma non chirurgico, equilibrio tra soli , coro ed orchestra, riuscendo a raggiungere una lettura tanto convincente quanto affascinante.

Ottimo nel suo complesso il cast vocale che, pur composto da vocalità molto diverse, sia per peso vocale che di repertorio , ha pienamente seguito il taglio direttoriale contribuendo ad un risultato di tutto rispetto .

Il tenore Francesco Marsiglia , vocalità lirico-leggera dall’interessante timbrica e corretta musicalità, si è disimpegnato al suo meglio risolvendo con professionale misura il temibile ruolo in partitura , così come il basso Mirco Palazzi , che si conferma, per pastosità del timbro, robustezza tecnica e sapiente musicalità, una delle vocalità rossiniane più interessanti del momento .

Un mondo parallelo, ma ugualmente interessante, si schiudeva all’ascolto delle due vocalità femminili che , pur con i dovuti distinguo , hanno ben cesellato i loro ruoli .

Il soprano Pretty Yende esibiva infatti un timbro particolarmente interessante, anche se ancora imbrigliato da una tecnica che troppo spesso non le consentiva di risolvere con la precisione richiesta il complesso dettato rossiniano mentre convincente ed appassionata è apparsa la brunita vocalità del mezzosoprano Ekaterina Semenchuk , attenta nell’armonizzare il proprio timbro, attraverso un corretto uso di piani e mezze voci, alla lettura d’assieme .

Le numerose chiamate da parte del pubblico premiavano una serata che trovava nell’equilibrio e nella collaborazione musicale di tutte le ‘sezioni’ la sua definitiva chiave vincente .

Verona,17/04/2014

SILVIA CAMPANA