“VECCHI TEMPI “DI PINTER AL TEATRO OUTOFF DI MILANO. RECENSIONE

E’ andato in scena dal 26 settembre al 14 ottobre 2012 il testo teatrale di Harold Pinter “Vecchi tempi” al Teatro Out Off di Milano, un allestimento in Prima nazionale, firmato dalla regia di Roberto Trifirò, per la traduzione di Alessandra Serra.

La messinscena si colloca come proposta di teatro di ricerca, secondo lo spirito del teatro Out Off, Stabile di Innovazione attivo dal 1976, grazie a Mino Bertoldo, fondatore e direttore artistico e Lorenzo Loris, regista e attore, e dal 2004 trasferitosi nell’attuale sede ex cinema Eolo in via Mac Mahon 16, a Milano, inserita nella XXXVII stagione 2012/2013, che vede una rassegna composita i cui prossimi spettacoli sono:

23-28 ottobre 2012 Rain Italy- A casa di David- Benvenuti a single world! Scritto e diretto da

Rocco Ricciardulli

30ottobre- 4 novembre 2012 Associazione Culturale Scimmie Nude-Alieni- Testo e regia di

Gaddo Bagnoli

6- 11 novembre 2012 Teatro Out Off – Il Pellicano-di August Strindberg

13-18 novembre 2012 Teatro off- Cagliari, Campo Teatrale- Garden, ideazione e coreografia di Barbara Geiger e Franco Reffo

Out off” – dice Mino Bertoldo- vuol dire teatro contemporaneo in relazione a quanto avviene di nuovo sulle scene,nella drammaturgia e nelle nuove discipline artistiche….out off ( fuori, anzi più fuori) significava allora come ora stare fuori, in disparte, evitare di seguire il facile consenso....

“ Vecchi tempi” è una commedia che porta la riflessione sul ricordo e la memoria.

Due coniugi quarantenni, dialogando del passato, attendono la visita di un’amica della donna di vent’anni prima. In realtà la visitatrice è in scena da sempre, presenza costante silenziosa,come ad indicare che la memoria esiste anche quando non viene espressamente svelata. Il dialogo tra i tre, per tutta la durata dello spettacolo, diventa un gioco interattivo tra passato e presente. Lo spostamento dei piani temporali s’interseca ed acquista colori, sfumature e interpretazioni tali da rendere fatti e citazioni contraddittori e soggettivi. Nemmeno il confronto con la memoria collettiva ci salva nell’identificazione del passato e la fine dello spettacolo è un ritorno all’immagine posturale iniziale, in una sospensione del tempo che intuitivamente indoviniamo ripetersi all’infinito.

La regia ha giocato su due aspetti fondamentali: il senso di claustrofobia, intrappolando gli attori in una stanza senza vie d’uscita e la presenza di un velo trasparente a delimitare palco e platea; il senso di solitudine interiore dei tre protagonisti incapaci di entrare in reale comunicazione, chiusi nelle reciproche fantasie e rielaborazioni del proprio passato.

Interessanti i tre interpreti: Maria Ariis nella parte di Kate, Paola Giacometti nel ruolo di Anna e Roberto Trifirò in Deeley, capaci di variare ritmi e impostazione recitativa secondo gli accenti emotivi della piece, nonostante uno stile di recitazione classico che ha a volte frenato ( forse volutamente) i moti dell’animo.

Bellissimi i pezzetti di cartone disseminati sul pavimento della scena, ad opera della scenografa Alessandra Rosso : “ geometrie che vengono riprese dai movimenti dei tre personaggi ..” dice il regista Trifirò.

“ Vecchi tempi” è il quinto spettacolo di Harold Pinter messo in scena da Trifirò, dopo “Moonlight”, “Il bicchiere della staffa”, “L’amante” e “Ceneri alle ceneri”, e dopo innumerevoli altri lavori da Cechov, a Beckett, a Pirandello, a Moliere, a Dostoevskij.

Emanuela Dal Pozzo