SULLE ORME DEL TEATRO DI RICERCA: PERGINE VALSUGANA FESTIVAL 2012

E’ iniziato con lo spettacolo teatrale del Cirkus Cirkor “Wear it like a Crown “( Indossalo come una corona) il Festival di Teatro di Pergine Valsugana, che dal 6 al 14 luglio 2012 ha animato le strade di Pergine ( Trento): un’autentica invasione di maschere e colori animata da artisti di strada, musica, danze e spettacoli allestiti a partire dal Parco Tre Castagni di Pergine, ex Ospedale Psichiatrico che per l’occasione si è trasformato in palcoscenico, insieme ad altri spazi urbani- parchi, giardini e case private- come nella migliore tradizione di un teatro capace di reinventare lo spazio ambiente, contaminato esso stesso dall’apporto di diversi linguaggi.

Saranno presenti tra le altre cose le esposizioni interattive “ Sento, dunque sono” e il labirinto sensoriale “ Per una selva oscura”, mentre Patrizio Roversi condurrà “In tutti i sensi- Neuroscienze show”, una serata dedicata alla scoperta delle incredibili caratteristiche dei nostri sensi che vedrà la presenza di neuroscienziati internazionali, a concludere un festival ricco anche di concerti particolari: da Cesare Picco in Blind Date- ascoltare la musica con altri occhi, per ritrovarne il volto più ancestrale, agli Ska-J, gruppo storico del panorama veneziano, con un concerto di musica jazz veneziana, arrangiata in chiave afro-jamaicana.

Questo festival ci appare, già al suo nascere, come un piacevole salto nel passato, quando, sull’onda dei quesiti legati al potere comunicativo del teatro e alla sua intrinseca forza interiore, sull’interrogarsi sui linguaggi alternativi alla parola- elemento principe del teatro tradizionale- i festival e la ricerca teatrale si fondevano per dare luogo ad autentici momenti di incontro, delicati equilibri sospesi tra la lettura del presente e gli interrogativi del futuro.

Il Festival esordisce con il titolo “ Sensibilmente”, immediatamente spiegato dal commento scritto che accompagna il pubblico agli eventi: “I sensi sono il nostro punto di accesso al mondo e alla nostra interiorità, perchè è alla nostra “pelle” che tutto deve passare per essere vissuto, esperito, conosciuto, elaborato………..Ma quanto spazio viene dato alla sensorialità nel mondo contemporaneo? Bombardati e aggrediti da mille stimoli,ma allo stesso tempo trascurati da una cultura che privilegia realtà asettiche e virtuali, i nostri sensi tendono a chiudersi…….”

Compito di aprire il pubblico ai sensi è stato quindi anche quello dello spettacolo della Compagnia Cirkus Cirkor, capace di unire corpo e mente in un interessante, divertente, complesso e variegato spettacolo dai linguaggi molteplici.

Dalle arti circensi di maestria acrobatica e di giocoleria, alle atmosfere onirico- nostalgiche cinematografiche, dalle sollecitazioni musicali dei video clip, all’analisi introspettiva dei caratteri dei personaggi, giocate sul filo tra teatro e teatro/danza, CirKus Cirkor, compagnia di circo indipendente fondata a Stoccolma da Tilde Bjor nel 1995 che ha ideato e diretto anche questo spettacolo, ha proposto uno spettacolo più agito che parlato, capace di trasformare il palcoscenico rotante in un mondo a se stante di emozioni e relazioni, con un’unica porta fisica e simbolica d’accesso, riuscendo a toccare la mente e il cuore dei numerosi spettatori presenti.

Se il nome Cirkor deriva dal francese Cirque Coeur, cioè “circo cuore”, il titolo” Wear it like a crown” allude al significato profondo dello spettacolo: “ Trasforma i tuoi problemi in opportunità, indossa le tue paure e i tuoi fallimenti con orgoglio. Come fossero una corona.”.

I sei diversi personaggi in scena, eccentrici e apparentemente soli, chiusi nel proprio mondo e forti delle proprie certezze/ competenze, imparano introspettivamente a conoscersi nel rapporto con l’altro, misurandosi con i propri sentimenti e le difficoltà/interferenze implicite nei rapporti sociali. Ma il cambio di equilibri interiore diventa arricchimento e ciò che sembra inizialmente una sconfitta diventa scoperta positiva che apre a nuove soluzioni.

Bravissimi tutti e sei gli interpreti, che hanno unito le abilità circensi ad un irrinunciabile poetico apporto di grande espressività interpretativa teatrale, sempre sul filo della magia e dell’ironia: Enrik Agger, Louise Bjurholm, David Eriksson, Jesper Nikolajeff, Fouzia “Fofo” Rakez e Anna Lagerkvist.

Altrettanto suggestivamente pregnanti sono state le immagini e proiezioni di Johan Baath, i costumi di Anna Bonnevier, le maschere di Helena Andersson, la musica e i testi di Rebekka Karijord, le luci di Ulf Englund e Viktor Svatas, la drammaturgia di Camilla Damkjaer, la coreografia di Cilla Roos e la coreografia circense di Molly Saudek.

Il prossimo appuntamento teatrale invece sarà martedì 10 luglio con il Collectif Bonheur Interieur Brut nello spettacolo “Ticket” , di e con il francese Jack Sauvant, dal 2004 anche giornalista e produttore per la radio nazionale francese France Inter, e a seguire mercoledì 11 luglio Dario Vergassola in “Il tribuno” di Mauricio Kage, una produzione tra musica e teatro che rimanda ai meccanismi del potere.

Forse questo festival ci propone una delle nuove frontiere di ricerca teatrale: la riscoperta del “sentire” nel suo modo più semplice di essere. Altre sollecitazioni in questo senso sembrano confermarlo, se pensiamo al nuovo spettacolo del Teatro del Lemming che per avvicinare lo spettatore alla percezione con tutti i sensi lo benda per buona parte dello spettacolo. Almeno ci piacerebbe che fosse così: un riaccostarsi al teatro con quella freschezza intellettuale lontana dai “manierismi” di mestiere o dalle furbizie intellettualistiche asservite più al guadagno che all’amore artistico.

Alcuni tra gli spettacoli del Festival

TICKET. UN VIAGGIO DAI RISVOLTI IGNOTI

Esiste, dice Jack Sauvant, una memoria fisica che il corpo registra più potente di qualsiasi emozione provocata da una esperienza/comunicazione verbale. Per questa ragione abbiamo ideato lo spettacolo in questo modo. Lo spettatore è direttamente a contatto con esperienze sensoriali e fisiche e attraverso questa coscienza corporea comprende nella sua interezza il senso dello spettacolo.

Si tratta di “Ticket” , produzione del Collectif bonheur interieur brut, interpretato e diretto da Jack Sauvant il 10 luglio 2012 nello spazio Marie Curie ( ex ospedale psichiatrico) di Pergine Valsugana, e in replica anche il giorno successivo, all’interno del Festival “Pergine Spettacolo Aperto”.

Ticket”, per la scenografia di Eric Soyer e la partecipazione degli attori Frank Baruk, Tella Kpomahou,Ese Brume, Gilles Guelblum, MyMin-Man e Hakim Djaziri, è appena terminato.

Jack Sauvant, attore e regista francese da tempo impegnato su tematiche sociali, volentieri si intrattiene a parlare con il pubblico, a registrarne le reazioni, a rispondere ai quesiti, ad approfondire il significato della sua ricerca. Il pubblico è un po’ frastornato: molti non si aspettavano di venire rinchiusi in un vagone container per quasi un’ora, al buio, senza alcuna via di fuga,in compagnia di tre attori/immigrati clandestini (due uomini e una donna) che raccontano il loro vissuto, mentre fuori discorsi incomprensibili in altra lingua, rumori assordanti sempre sul filo di pericoli imminenti, come l’improvviso arrivo della polizia, mantengono una tensione costante, nell’attesa….

Nello spettacolo di Jack Sauvant gli spettatori sono diventati i protagonisti: gli immigrati clandestini che tentano la fortuna all’estero.

All’inizio dello spettacolo gli spettatori attendono all’esterno. Arriva Jack Sauvant, abiti eccentrici, capi costosi e firmati. Il contesto diventa subito chiaro: gli spettatori sono gli immigrati in attesa di chi li porterà nel paese dei sogni, nel”American dream”, come più volte sottolinea lo stesso Sauvant, in Europa, dove con una semplice telefonata si trova lavoro e dove il danaro arriva a fiumi: i suoi abiti ne sono la testimonianza. Ma bisogna fare attenzione, muoversi in fretta, ma in silenzio, obbedire solo a lui, aspettare un suo cenno.

L’attore strattona gli spettatori fuggiaschi, si fa dare i loro documenti, requisisce qualche borsa, ormai sono in suo potere, lo devono seguire obbedienti. Così gli spettatori corrono lungo il perimetro dell’ex ospedale psichiatrico ( qualcuno commenta divertito: “ Siamo proprio nel posto giusto”) poi si appiattiscono lungo il muro, secondo le istruzioni impartite da Sauvant : pause ed azioni non vengono spiegate, bisogna solo obbedire nell’attesa che qualcosa succeda. Finalmente l’attore comunica che il container è pronto e li aspetta. In silenzio li fa salire. Vengono chiusi dentro per quasi un’ora: nessuna via di fuga. Chi non se la sente può non” imbarcarsi in un’avventura senza ritorno” dice l’attore, perchè, dirà poi alla fine dello spettacolo, nella vita reale spesso questi viaggi massacranti si concludono con la morte, ma nel container entrano quasi tutti, circa un centinaio di persone.

Ora gli immigrati/spettatori sono soli, apparentemente abbandonati in balia degli eventi, mentre non sanno fuori cosa succede, cosa sono i rumori, le voci, le grida, se sono minacciati o al sicuro, e attimo per attimo rimangono in attesa di sapere ciò che sarà.

Abbiamo realizzato questo spettacolo nel 2008” spiega sempre Sauvant alla fine “ raccogliendo le testimonianze degli immigrati. Le nostre domande erano molto semplici: “ A cosa pensavate lungo il viaggio? Quali oggetti portavate con voi?” e le risposte arrivavano altrettanto semplici: “ Non pensavamo a nulla, non portavamo nulla, aspettavamo solo che il viaggio finalmente finisse.” Per tutti l’esperienza del viaggio era molto fisica, ricordavano i rumori, l’angoscia dell’attesa, del non sapere…Abbiamo cercato di ricreare la stessa situazione anche se di norma un container come questo contiene 200 persone, il doppio di voi.”

Ancora una volta “sensibilmente”, così come cita il titolo del Festival, per comprendere come “partire significhi soprattutto sentirsi come uno straniero nella propria società…”, in un impatto fisico duro che mette alla prova il corpo prima della mente.

Jack Sauvant collabora con numerose compagnie di strada in Francia e all’estero. Ha scritto e diretto “Fantoche” sul tema del lavoro, “Set et Match” e “N’importe où hors du monde (Ovunque fuori dal mondo) basato sul tema dell’esilio. Dal 2004 è anche giornalista e produttore per la radio nazionale francese France Inter.

WEAR IT LIKE A CROWN

Compito di aprire il pubblico ai sensi è stato quindi anche quello dello spettacolo della Compagnia Cirkus Cirkor

Wear il like a Crown”( Indossalo come una corona), capace di unire corpo e mente in un interessante, divertente, complesso e variegato spettacolo dai linguaggi molteplici.

Dalle arti circensi di maestria acrobatica e di giocoleria, alle atmosfere onirico- nostalgiche cinematografiche, dalle sollecitazioni musicali dei video clip, all’analisi introspettiva dei caratteri dei personaggi, giocate sul filo tra teatro e teatro/danza, CirKus Cirkor, compagnia di circo indipendente fondata a Stoccolma da Tilde Bjor nel 1995 che ha ideato e diretto anche questo spettacolo, ha proposto uno spettacolo più agito che parlato, capace di trasformare il palcoscenico rotante in un mondo a se stante di emozioni e relazioni, con un’unica porta fisica e simbolica d’accesso, riuscendo a toccare la mente e il cuore dei numerosi spettatori presenti.

Se il nome Cirkor deriva dal francese Cirque Coeur, cioè “circo cuore”, il titolo” Wear it like a crown” allude al significato profondo dello spettacolo: “ Trasforma i tuoi problemi in opportunità, indossa le tue paure e i tuoi fallimenti con orgoglio. Come fossero una corona.”.

I sei diversi personaggi in scena, eccentrici e apparentemente soli, chiusi nel proprio mondo e forti delle proprie certezze/ competenze, imparano introspettivamente a conoscersi nel rapporto con l’altro, misurandosi con i propri sentimenti e le difficoltà/interferenze implicite nei rapporti sociali. Ma il cambio di equilibri interiore diventa arricchimento e ciò che sembra inizialmente una sconfitta diventa scoperta positiva che apre a nuove soluzioni.

Bravissimi tutti e sei gli interpreti, che hanno unito le abilità circensi ad un irrinunciabile poetico apporto di grande espressività interpretativa teatrale, sempre sul filo della magia e dell’ironia: Enrik Agger, Louise Bjurholm, David Eriksson, Jesper Nikolajeff, Fouzia “Fofo” Rakez e Anna Lagerkvist.

Altrettanto suggestivamente pregnanti sono state le immagini e proiezioni di Johan Baath, i costumi di Anna Bonnevier, le maschere di Helena Andersson, la musica e i testi di Rebekka Karijord, le luci di Ulf Englund e Viktor Svatas, la drammaturgia di Camilla Damkjaer, la coreografia di Cilla Roos e la coreografia circense di Molly Saudek.

DARIO VERGASSOLA IN “IL TRIBUNO SBERLEFFA IL POTERE”

Il Teatro Tenda del Circo Parco Tre Castagni attende gli spettatori per lo spettacolo “ Il tribuno” , in programma l’11 luglio 2012, all’interno del 37° Festival “Pergine Spettacolo Aperto, nonostante il maltempo e la salita a piedi.

Un’atmosfera festosa si intreccia in platea. Come spesso succede nei festival di strada a volte si distingue a fatica l’artista dallo spettatore; a volte è solo una questione di trucco e di abbigliamento, perché attori e spettatori sembrano parlare lo stesso linguaggio, si capiscono a volo, si salutano con un cenno o con uno sguardo, sono lì per l’identico motivo: il desiderio di confrontarsi. Questo succede quando un festival è partecipato, frutto di preparazione e di coinvolgimento, quando il teatro del palcoscenico trasborda nei laboratori e quando c’è, come in questo caso,una larga fetta di gioventù vivace, disponibile tanto all’aiuto volontario nell’organizzazione, quanto curiosa di conoscere e felice di esserci in prima persona.

Così l’ingresso al teatro tenda viene accolto da una banda apparentemente improvvisata di fiati, 4 maschi e una donna, seduti in tribuna dalla parte del pubblico, che con ironica maestria intona marcette e pezzi noti d’opera, per poi sparpagliarsi tra il pubblico, man mano che le sedie vengono occupate, lanciandosi in assoli jazz per poi ricomporsi all’unisono, forti di nuove presenze e nuovi strumenti.

Sono l‘Orchestra J Futura. Si capirà quando vengono raggiunti dal direttore Maurizio Dini Ciacci, già direttore delle orchestre RAI di Roma e Napoli, Sinfonica Abruzzese, Haydn di Bolzano e Trento, Magna Grecia, Maggio Musicale Fiorentino, Orchestra della Toscana, Teatro La Fenice, Orchestra del Festival di Bergamo, Internazionale d’Italia, Filarmonica di Liegi, Orchestra della Svizzera Italiana, Musica Vitae di Vaxio e Kanagawa Yokohama. La stessa orchestra che, fondata nel 2006 e formata da giovani di età compresa tra i 18 e i 30 anni, accompagna lo spettacolo di Dario Vergassola, che si accinge a salire sul podio per un lungo discorso/monologo rivolto al popolo/pubblico. E’ il popolo di sempre, visto dalla parte del potere, che di volta in volta, con le più assurde argomentazioni, viene asservito al tiranno. Vergassola , riproponendo il testo “Il tribuno, ovvero le 10 marce per perdere la vittoria” del compositore sudamericano recentemente scomparso Maurizio Kagel, costruisce una parodia dei regimi che hanno oppresso i popoli nella storia: una lettura ironica e assurda in cui il popolo è pura invenzione fantastica, necessità per la propria autolegittimazione. Tutto è già pianificato fin dall’inizio come in uno spettacolo, nel discorso del politico di turno impersonato da Dario Vergassola, dai finti applausi, ai commenti musicali. Le parole perdono di significato e si contraddicono, nel sapiente gioco di ritmo e di pause: egocentrico gioco di onnipotenza.

L’Orchestra sottolinea con altrettanta ironia: non sempre le marce sono trionfali come si vorrebbe, perchè anche il linguaggio musicale, così come quello verbale, può giocare con i propri contenuti… Ne esce un quadro delirante,di atmosfera vagamente felliniana, all’interno del quale Vergassola non resiste alla tentazione di ricorrere alle sue note battute colorite sui politici di ieri e di oggi e le loro malefatte.

Emanuela Dal Pozzo

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