LE POTENTI SUGGESTIONI DI “VANGELO” DI PIPPO DELBONO ALLO STABILE DI BOLZANO. RECENSIONE.

vangelo fotodi luca del pia (25)_MPuò piacere o non piacere l’approccio monocentrico di Pippo Delbono nella messa in scena dello spettacolo “Vangelo”, in scena al Teatro Stabile di Bolzano fino al 4 febbraio 2018, un lavoro corale creato a Zabagria con l’orchestra, il coro, i danzatori e gli attori del Teatro Nazionale Croato insieme alla Compagnia di Delbono, prodotto dalla collaborazione tra Emilia Romagna Teatro Fondazione, il Teatro Nazionale di Zagabria in coproduzione con il Teatro Vidy di Losanna e la Maison de la Culture d’Amiens e il Teatro di Liegi.

Delbono, quasi come un profeta, rilegge alcune pagine del Vangelo tenendo saldo per tutto lo spettacolo il proprio punto di vista, dichiaratamente buddista, non cristiano.

Monocentrico, attorno ad un unico nodo centrale, è il punto di vista dell’autore/attore/regista, che interviene come è solito fare anche dirigendo in prima persona la propria Compagnia, undici interpreti, nella veste di autore regista, a tratti dalla platea, a tratti in scena, accompagnando, assecondando, sostenendo gli attori.

Monocentrico ma non autoreferenziale, perchè lo spettacolo si snoda in forma corale, seppur costellato da brevi racconti/testimonianze degli attori del cast, di diversa etnia, lingua e abilità, diventando un profondo atto di civiltà, uno sguardo tagliente che si infila come una lama dentro la nostra realtà di tutti i giorni, abbracciando il mondo.

Molti i pregi dello spettacolo il cui pretesto è l’intimo confronto con la madre in punto di morte che vorrebbe il figlio convertito e devoto, primo pregio tra tutti quello di non avere scelto la via apparentemente più facile e quindi più banale: l’utilizzo di immagini drammatiche dirette, della nostra vita quotidiana, atte a commuovere o a scandalizzare, ce ne fosse ancora la volontà.

Eppure il dramma aleggia nell’aria e scuote negli interrogativi che ruotano intorno ai significati di giustizia, di diritto alla libertà e alla felicità.

Pagine tratte dal Vangelo sulla vita di Cristo, riflessioni e scritti di Sant’Agostino che ci parlano di amore e che si intersecano con le contraddizioni dell’oggi, lo sfruttamento dei popoli, quello dell’uomo, la violenza gratuita, la falsità delle apparenze.

Possiamo essere d’accordo o meno con le tesi di Delbono che nel citare fatti ed affermazioni cristiane note, contenute nel Vangelo, termina lo spettacolo con un elogio alla solitudine, unica dimensione capace di portarci alla spiritualità, ma il punto non è questo, anche se siamo soliti noi spettatori confrontarci con le tesi di uno spettacolo e apprezzarlo in funzione del nostro grado di adesione e gradimento dei contenuti dichiarati.

Il punto è che il teatro è qualcosa di più del sermone di un prete da un pulpito o di un comizio politico, è un linguaggio composito, multiforme, non solo perchè si può avvalere di una eterogeneità di mezzi e di arti, (anche costumi, scene e luci qui in bella sinergia), ma anche perchè, come in questo caso, può scavare nei significati, frammentare e ricomporre, evocare ed accostare, anche attraverso abbinamenti apparentemente bizzarri, per restituirci ciò che la parola non riesce e che al contrario spesso nasconde.

Il punto è che abbiamo scordato in questi ultimi decenni quanto il teatro sia una riflessione, un lavoro di analisi e di interpretazione per diventare “vivo” e che la fotografia del reale non ci viene dall’imitazione della realtà sulla scena, e nemmeno dalla sua crudezza rappresentata così come molto teatro sembra fare in una corsa verso il limite massimo consentito ( arriveremo ad ammazzare una donna veramente in scena per dimostrare di quanto “ vera “ sia quella scena?), quanto piuttosto dalla forza delle forme ideative cui attingiamo per riproporre quella violenza e quella tensione, avvalendoci di tutti i mezzi espressivi e linguaggi possibili che il teatro nella fusione con altre arti ci propone.

Il punto è che finalmente, in uno spettacolo, la forza delle suggestioni, delle immagini scelte, della loro relazione, nella loro concatenazione, nel loro ritmo( e qui spesso accompagnate da una musica assordante in una bella commistione tra sacro e profano- bello il gioco con il diavolo e le sue seduzioni “femminili”, splendidamente pertinente la musica creata da Enzo Avitabile) è potente, a tratti geniale. Tutto diventa improvvisamente “necessario”, così come in un laboratorio chimico lo sono gli elementi e le loro dosi perchè avvenga una reazione.

Emanuela Dal Pozzo

VANGELO di Pippo Delbono

cast: Iolanda Albertin, Gianluca Ballarè,Bobò, Margherita Clemente, Pippo Delbono,Ilaria Distante, Simone Goggiano, Marion Intruglio Nelson Lariccia, Gianni Parenti, Pepe Robledo, Grazia Spinelli Nina Violic, Safri Zakria e Mirta Zecevic.

Musiche originali e digitali per Orchestra e coro polifonico Enzo Avitabile.

Scene di Claude Santerre.

Costumi di Antonella Cannarozzi

Disegno luci di Fabio Sajiz.