CINEMA: OMAGGIO A MICHAEL MANN, UNO DEI PIÙ GRANDI REGISTI DELL’ULTIMO TRENTENNIO

nemico pubblicoSembra che Guillermo del Toro stia lavorando a un film su Michael Mann. Ne approfittiamo per rendere anche noi omaggio a uno dei più grandi registi dell’ultimo trentennio.
Mann compare sulla ribalta internazionale nel 1986 con l’agghiacciante Manhunter, il primo film in cui compare sullo schermo Hannibal Lechter, il celeberrimo personaggio di Thomas Harris che sarà protagonista qualche anno dopo del pluripremiato capolavoro di Jonathan Demme “Il silenzio degli innocenti”.
Già con Manhunter Mann mostra la cifra originalissima del suo cinema, tutto basato su trepidanti atmosfere, gravide di eventi drammatici.
Nel 1989 dirige Sei solo, Agente Vincent, film-tv che riprenderà sei anni dopo per realizzare Heat, uno dei suoi capolavori.
Nel 1992 la consacrazione presso il grande pubblico con un nuovo adattamento del romanzo di James Fenimore Cooper, L’ultimo dei Mohicani, con Daniel Day Lewis nella parte di Long Carabine, il bianco figlio adottivo del capo mohicano Chingachgook.
Nel ’95, mette per la prima volta, uno di fronte all’altro, due mostri sacri del cinema americano e mondiale: Robert de Niro e Al Pacino. Lo fa con il già citato Heat- la sfida, epico poliziesco che stravolge i canoni del cinema d’azione.
È però nel 1999 che Mann, mette in scena quello che per noi resta il suo film più riuscito e in assoluto uno dei più belli degli ultimi decenni: The insider- dietro la verità, un thriller sui generis, dove sostanzialmente non succede niente ma dove la tensione è a mille per tutta la durata del film. Russel Crowe, che l’Oscar lo prenderà l’anno successivo per “Il gladiatore”, sforna la sua interpretazione forse più convincente in un intenso duetto con Al Pacino, ai quali si aggiunge uno stellare Cristopher Plummer, per un’analisi impietosa sull’industria del tabacco e sull’influenza delle lobby che arriva a condizionare anche il giornalismo d’inchiesta.
L’omaggio a Mohammed Alì viene due anni dopo con Alì per il quale Mann sdogana Will Smith dai ruoli comici, così come nel 2004 porta all’Oscar Jamie Foxx, protagonista insieme a Tom Cruise di Collateral.
Operazione coraggiosa è quella che nel 2006 lo porta a mettere in scena uno dei telefilm cult degli anni ’80, trasformando il brillante Miami Vice televisivo, in un poliziesco tragico e dolente.
Passeranno tre anni per mettere a Johnny Depp, protagonista di Nemico pubblico i panni di John Dillinger, gangster romantico degli anni trenta.
Del 2015 infine quella che è attualmente la sua ultima opera: Blackhat, un’incursione sull’informatizzazione del crimine, che è forse la meno riuscita nella sua filmografia da regista affermato, che aspettiamo tornare presto ai suoi straordinari livelli.
Fil rouge del suo cinema la cura maniacale per ogni singolo fotogramma: forse non è un caso che Mann non abbia mai avuto un montatore fisso, in sostanza è lui stesso a seguire ogni operazione post-produttiva. Cosi come per le colonne sonore, tutte memorabili ma raramente affidate allo stesso autore. Viene in mente solo Pieter Bourke che dopo quella spettacolare di “The insider”, ha curato anche le musiche di “Ali”, in entrambi i casi con la voce emozionante di Lisa Gerrard a supporto. Eppoi Elliot Goldenthal, suo collaboratore per “Heat” e “Nemico pubblico”.
Infine la fotografia, essenziale nel cinema di Mann: Dante Spinotti è stato a lungo l’altro ego del regista, dapprima in “Manhunter” poi da “L’ultimo dei Mohicani” a “The insider”, e poi ancora in “Nemico pubblico,” per “Ali “Mann si è avvalso del tre volte premio Oscar Emmanuel Lubetsky, mentre a Dion Beebe ha affidato la splendida fotografia notturna di “Collateral” e “Miami Vice”.
Ben venga dunque l’omaggio di Del Toro a Michael Mann, non vediamo l’ora che sia pronto, ma più ancora auspichiamo il ritorno nelle sale del regista americano con un nuovo capolavoro.

Dino Geromel