LA MOSTRA DI NOSEDA ALLE EX FONDERIE DI VERONA

Solo da qualche mese vive questo nuovo spazio a Verona, la Fonderia Aperta Teatro, gestito da alcune associazioni culturali locali, in pieno centro cittadino, in via del Pontiere 40a, tra il tribunale e piazza Cittadella e già una significativa mostra d’arte, come quella del veronese Simone Noseda, trova voce e respiro: una esposizione di pregio che per fortuna scavalca il semplice concetto, pure legittimo, di dare spazio a quanti dimostrano un impegno culturale in città, non sempre però sinonimo di qualità artistica.

Bene hanno quindi fatto le Ex Fonderie ad accogliere questo artista che, pur con una trentennale esperienza pittorica alle spalle, solo da poco tempo ha cominciato a confrontarsi con il pubblico, riscuotendo largo consenso.

In realtà il consenso”, mi confessa l’artista durante una breve intervista, “mi è venuto da subito, fin dai primi venti quadri realizzati e immediatamente venduti molti anni fa. Ma mi ero fermato. Ero travolto dalle immagini che provenivano dal mio inconscio. Si accavallavano con una velocità che mi spaventava, avevo la sensazione di non poterle padroneggiare. Perciò mi ero fermato: per sedimentare, per riflettere. Per un lungo periodo non ho più dipinto, se non occasionalmente, quando il desiderio diventava prepotente e non mi lasciava possibilità diversa. Per un periodo mi sono dedicato al teatro. Trovavo una certa somiglianza “di stato” nell’attore posseduto dal personaggio, simile al pittore quando viene posseduto dalle sue fantasie, come se qualcosa di sconosciuto si imponesse alla parte conscia e la travalicasse. Credo che esista sempre un momento, nell’atto della creazione, in cui l’artista sperimenta questa condizione di perdita di controllo. Oggi ho capito, grazie anche a persone che mi hanno sostenuto, che è questa la mia strada e questo il modo di incanalare la creatività interiore che mi è naturale.”

Le sue opere sono particolari, si riconoscono, pescano da un immaginario composito e sfumato, lasciano intravvedere, si prestano a molteplici livelli di lettura, trasportano in altri mondi, per questo affascinano, oltre a ciò rispettano equilibri e pur giocando con forme e colori sono opere compiute, per questo esteticamente catturano, ricordando i capolavori di Klee e di Kandinskij in un viaggio dentro la storia della pittura.

Ancora più precisa la nota critica di Luigi Scapini che ha introdotto la serata d’inaugurazione del 6 febbraio 2016 e di cui riportiamo uno stralcio:

Noseda è veronese, adopera la sabbia dell’Adige magari alternata a superfici e colature lucide e untuose nella tattilità della sua materia pittorica, è veronese nella succosità e golosità dei colori, ma soprattutto nell’uso del bianco: la sua pittura è bassa di tono e si inserisce perfettamente nella tradizione chiarista della nostra città. Soprattutto nei lavori più recenti lo scuro è dato da sgraffiature a matita sul colore fresco, oppure da semplici graffiature col dietro del pennello dove il colore è più spesso e lo scuro è dato dalle loro ombre. Fino a qualche tempo fa creava anche delle masse di colore scuro su un fondo di colore bianco lucido, sulle quali creava un reticolo di graffi luminosi. Erano quadri più drammatici, ma confesso che la succosità cromatica degli ultimi lavori è più in linea con la sua peculiarità originale che sta nella rappresentazione della luce della visione. In sostanza lo scuro si riduce alla sofferenza per tutta l’alterità del mondo che si contrappone ai suoi mondi interiori liberi, luminosi emananti i suoi colori “magici”. Gli ultimi suoi quadri quasi sempre quadrati, hanno un centro compositivo inquietante: un cuore, uno schizzo di sangue, un punto rosso (gli altri scopriteli da voi) intorno al quale si dipana un mondo di stilemi favolistici: pesci, fiori, cupole, alberi, siluette umane, fantasie infantili che proteggono l’indicibile…. oggetti trascendenti che provengono dritti dritti dalle visioni dell’infanzia, elaborate in infinite meditazioni che gli ruotano intorno come una giostra, che è la ruota della vita, ma più precisamente nel caso di Simone Noseda, la danza, il girotondo dell’arte.”
La mostra “Giù la maschera” , una trentina di opere di diversa dimensione di Noseda, sono in visione fino al 26 febbraio 2016 con il seguente orario: venerdì e sabato dalle 17 alle 20, domenica 10-13 e 17-20.

www.fonderiaperta.com info Simone 320 4224519

Emanuela Dal Pozzo