IL BARBIERE DI SIVIGLIA DELLA FONDAZIONE ARENA AL TEATRO FILARMONICO DI VERONA.

Sono state rare le volte , specie di questi tempi, in cui mi sia capitato di pensare, al termine di uno spettacolo, che mi sarebbe piaciuto riascoltarlo e rivederlo per assaporare meglio o cogliere qualche sfumatura espressiva che potesse essermi sfuggita ed ora , in occasione della nuova produzione della Fondazione Arena di Verona de “ Il barbiere di Siviglia”, in scena al Teatro Filarmonico all’interno della Stagione Opera e Balletto 2014/2015, questo è di nuovo accaduto perchè la ‘pièce’ si è rivelata un’intelligente miscela di intuizione artistica, raffinata cura nella realizzazione scenica e sapiente combinazione del cast vocale , fusione ( quella appunto tra scelta artistica originale , realizzazione ed esecuzione) tanto necessaria oggi quanto rarissima da riscontrare.

Ora questo ‘barbiere’ ha centrato tutti gli obiettivi, e la sfida non era semplice.

La regia di Pier Francesco Maestrini , sapientemente studiata in totale sinergia con il talentuoso disegnatore Joshua Held (creatore anche dei costumi) impostava infatti uno spettacolo in cui il divertente libretto di Sterbini trovava energia ed attualità negli ironici ed attualissimi tratti di un cartone animato, da cui i personaggi ( tratteggiati ad immagine e somiglianza del creatore Rossini) uscivano ed entravano dal ‘cartoon’ in continua interazione con ciò che accadeva in palcoscenico.

Il linguaggio animato è certo perfetto per raccontare il melodramma (e specie il repertorio buffo) perchè , di pari passo con la partitura, può sottolineare un passaggio , amplificandone l’ironia o evidenziandone il paradosso. Così pagine come la celebre “Calunnia” sembravano vivere di una loro vita propria, inserendosi nel linguaggio contemporaneo che, soprattutto per il pubblico giovane, è più facilmente e velocemente fruibile.

Non sono mancati poi i momenti di satira ( cui un certo tratto animato è particolarmente portato) ed ecco dunque comparire in una platea ricca di personaggi della musica un Giovanni Allevi sedersi accanto ad un imbarazzato Verdi ed essere schiacciato da un Pavarotti ‘vendicatore’.

Tutto ciò portava scenicamente e teatralmente ad uno spettacolo godibilissimo che , pur vivendo al 50 % di animazione, non conosceva pause né calo di attenzione, abbracciando il pubblico e trascinandolo nella straordinaria danza armonica rossiniana.

Di ugual misura ed eleganza il cast impegnato in palcoscenico, che, ingabbiato in costumi molto ‘impegnativi’, oltre all’impegno canoro, ha dovuto logicamente sobbarcarsi numerose e delicatissime prove di scena che portassero il loro gesto ad omologarsi perfettamente con quello del cartone.

Elegante, istrionico, teatralmente convincente e vocalmente più che corretto Christian Senn dominava con disinvoltura il ruolo di Figaro evidenziandone, con grande intelligenza interpretativa, la poliedrica e carismatica personalità.

Annalisa Stroppa tratteggiava una Rosina di grande raffinatezza vocale ed interpretativa. Dotata di un timbro dal colore vellutato, dominato da una corretta tecnica che ne sorregge perfettamente l’emissione , la Stroppa disegnava con apparente disinvoltura, il suo brioso personaggio non perdendo mai d’occhio musicalità , fraseggio ed accento raggiungendo così un risultato davvero rilevante sotto ogni profilo.

Ugualmente si può dire del ‘suo’ Conte d’Almaviva cui Edgardo Rocha donava voce e ‘palpiti’.

Il timbro del tenore , da autentico lirico-leggero si confermava perfettamente a suo agio nel repertorio rossiniano sottolineandone felicemente, con musicalità , correttezza tecnica e giusta attenzione alla parola, tutte le variabili , comprese le più ostiche (“Cessa di più resistere”) e ciò non è poca gloria. Certo le sue agilità non erano tutte impeccabili e perfettamente staccate ma, nel complesso, la sua prestazione può dirsi sostanzialmente più che lodevole.

Omar Montanari sottolineava il carattere di Don Bartolo con molta ironia e garbo, senza indulgere a ‘polverosi’ effetti e concentrando la sua attenzione sul versante più teatrale ed ironico del ‘carattere’ facendolo emergere con completezza.

Non particolarmente a suo agio Marco Vinco nel ruolo di Don Basilio (che richiederebbe una vocalità di maggior robustezza e pastosità armonica) che ha comunque delineato con giusta correttezza e professionalità.

Completavano il cast Salvatore Grigoli (Fiorello/un ufficiale) e Irene Favro (Berta).

Estroversa , dinamica, divertente e ‘smargiassa’ la caleidoscopica lettura offerta dal M° Stefano Montanari della celebrata partitura che , pur con qualche discontinuità e ‘fortissimo’ di troppo nella lettura, riusciva ad impostare un meccanismo minuzioso ,preciso e teatralmente in perfetta sintonia con la chiave registica, tutti elementi non così facili da ottenere in quel contesto, dunque davvero complimenti per l’ottima riuscita e tenuta complessiva della ‘pièce’.

Ultimo, ma non per importanza, lo straordinario successo di pubblico ( moltissimi i giovani) avuto dallo spettacolo che certo dovrebbe far riflettere la direzione artistica non solo sulla possibilità di mantenerlo stabile in cartellone ma anche, in un futuro, di affiancarlo ad un altro titolo adatto a questo tipo di linguaggio; potrebbe essere infatti e finalmente il modo giusto per raccontare il melodramma ai giovani senza snaturarlo ma rendendolo anzi a loro chiaro ed immediatamente fruibile.

Applausi al termine per tutti gli interpreti ed il Direttore.

Verona, 16/04/2015

SILVIA CAMPANA