URBAN EXPERIENCE: 23- 25 GENNAIO 215. UN WEEK END TRA I QUARTIERI DI ROMA CON CARLO INFANTE. REPORT

Stratificazioni. Affiorano le memorie, si incontrano, si abbracciano, poi si sciolgono per andare. Andare dove? La direzione è importante ed è il tema trasversale a tutte le giornate di Urban Experience, la tensione che indirizza gli interventi e gli eventi volti a conoscere la storia della città, la Roma storica nelle sue radici primitive e le modificazioni successive nei secoli a venire, i fatti e i personaggi che hanno lasciato traccia, i linguaggi nemmeno troppo nascosti di questa città che possono essere letti solo con l’attenzione di uno sguardo nuovo( “L’unico vero viaggio verso la scoperta non consiste nella ricerca di nuovi paesaggi ma nell’avere nuovi occhi”- Marcel Proust)

Andare dove? La memoria è un filo che tesse tra loro gli eventi, che li legge in un contesto di senso, tante memorie, tanti contesti e tante letture, perchè la reatà è complessa e va restituita nella sua complessità, va alimentata per creare consapevolezza d’identità, ma va anche rilanciata nell’unica direzione possibile: quella che ci sopravviverà. Il compito è affidato alle nuove generazioni. Si passa il testimone perchè il filo non si spezzi. Questa preoccupazione emerge anche venerdì 23 gennaio, nell’intervento introduttivo del documentario che parla del rastrellamento di tutti gli uomini del Quadraro da parte delle truppe tedesche durante la seconda guerra mondiale e che ne motiva la realizzazione: non basta scrivere dei fatti del passato bisogna “vivificarli” perchè essi diventino testimonianza.

E’ curioso l’intreccio che oggi sta avvenendo.

Gli eventi celebrativi legati alla memoria dell’olocausto, di cui cade in questi giorni l’anniversario e che vede proiezioni, dibattiti e spettacoli teatrali in tutta Italia, si uniscono ad un desiderio altrettanto profondo di un recupero più generale della memoria, non solo legata a fatti storici così importanti, come le stragi razziali, monito sospeso per i posteri, ma anche come continuità : il presente ponte di passaggio tra passato e futuro.

I segnali si levano da più parti, apparentemente indipendenti l’uno dall’altro.

Sabato 24 gennaio a Milano si tiene un convegno organizzato al Chiostro del Piccolo di Milano dal titolo. “La memoria dell’effimero. Incontro sul tema degli archivi teatrali”; il desiderio che accomuna teatranti esperti e studiosi di teatro di riordinare e mettere a disposizione le esperienze pregresse, lo scorso luglio il Festival di teatro Orizzonti Verticali tenutosi a S.Gimignano è stato interamente dedicato al confronto generazionale: convegni ponte che ha visto la presenza di attori e critici di ieri e di oggi di fronte al quesito di come passare alle nuove generazioni la ricca eredità esperenziale precedente, infine il progetto di Urban Experience, anch’esso centrato sulla importanza della memoria, nell’attenta esplorazione delle stratificazioni di tracce visibili del territorio romano così ricco di storia e così “distrattamente” ignorata.

Sembrano tutte espressioni di un livello di allarme, di attuale “disturbo” esistenziale, di esigenza di ritrovare da un lato quel tessuto sociale di consapevolezza in cui potere affondare le proprie radici e dall’altro di una tensione rivolta al futuro, uno sguardo preoccupato per le generazioni a venire.

Il problema è che le informazioni non passano conoscenza. La conoscenza, da cui poi deriva la saggezza ,si forma con l’esperienza, quella stessa esperienza di cui rimane labile traccia del passato e che è pressochè inesistente nel complesso ed articolato mondo del web, che veicola una quantità enorme di informazioni omologando linguaggi di superficie e regalando l’illusione della conoscenza. Come riappropriarci di questo patrimonio andato e come ricostruire la propria storia nel presente?

Così anche in questo week end , durante le esplorazioni urbane e i walk show che attraversano il quartiere romano del Quadraro prima, la Riserva Naturale della Valle dell’Aniene e il Parco della Caffarella si parla del presente che oggi sembra minato, disperso nel diffuso clima di indifferenza, probabile muro di difesa nei confronti di una sovrastimolazione che schiaccia. Si parla anche del desiderio di poter produrre, di potersi riappropriare degli spazi urbani, di ripensarli in chiave collettiva,in una logica di connessione interrelazionale simile allo sciame intelligente, spesso citato quale modalità di approccio all’esperienza da Urban Experience, mentre nel quartiere Torpignattara di Roma diverse associazioni culturali del territorio stanno organizzando una serie di eventi di cinema, teatro, musica e street art dal titolo “Tutto a Torpigna” con finalità analoghe: riempire le piazze restituendo identità sociale al territorio.

PIEDI PER TERRA E TESTA NEL CLOUD. ESPLORAZIONI URBANE PER UNA MAPPA ATTIVA DELLA MEMORIA PARTECIPATA.

Venerdì 23 gennaio, dopo una mattinata trascorsa tra le vie del Quadraro con le classi dell’Istituto Comprensivo Damiano Chiesa con il walk show dal titolo “La città del futuro a misura di bambino”, il pomeriggio è interamente dedicato alle Donne del Quadraro.

Il quartiere viene “sventrato”. Emergono le ferite dolorose della guerra attraverso le testimonianze delle donne anziane che hanno assistito al rastrellamento degli uomini del Quadraro durante la seconda guerra mondiale, altre testimonianze sulla vita di allora, la fame, ricordi d’infanzia e l’integrità di questo quartiere durante la guerra, accerchiato ma mai davvero posseduto, così ricco di cunicoli , gallerie e nascondigli da permettere un centro di resistenza e la qualifica di “nido di vespe”. Entriamo in uno di questi luoghi sotterranei scavati in tufo, dai quali si accede dall’attuale sede del Pd. Le testimonianze in diretta durante la passeggiata da parte di alcuni residenti anziani presenti si intrecciano con altri residenti nuovi venuti, mentre scorrono sotto i nostri occhi i murali dipinti dall’associazione “Muro”con un progetto finanziato dalla Circoscrizione, tra i quali spicca a tutta parete quello dedicato alle vespe, frutto di una evidente ricerca storica sul territorio. Di fronte ad altre scritte polemiche murali la conversazione si sposta sull’oggi, sulla legittimità e il significato di una lotta tra nativi e neoresidenti, sulle reciproche rivendicazioni, tra le dichiarazioni di fedeltà al Quadraro e le personali percezioni del suo cambiamento nel tempo, per molti apparenti e non sostanziali, incapaci cioè di minare quel “genius loci” che lega i suoi abitanti al territorio, pur divisi tra chi tappezza il quartiere con opere di street art (Muro) e chi contesta ogni abbellimento nel sottolineare i problemi del Quadraro all’Amministrazione Pubblica.

La passeggiata prosegue verso la Fondazione Mondo Digitale, luogo pedagogico in cui i bambini imparano, giocando con le costruzioni, strategie di montaggio e di progettazione e affinando operazioni logico/concettuali, per assistere alla proiezione del documentario “Storie d’aprile. Donne al Quadraro”di S. Miceli e K.Majenza, intenso e drammatico che alterna le preziose testimonianze delle donne del Quadraro con inserti d’epoca dell’Istituto Luce.

E’ un affondo che lascia un segno indelebile nella coscienza individuale e collettiva. Denso e drammatico il montaggio che privilegia l’impatto evocativo delle emozioni filtrate dagli io narranti, piuttosto che la crudezza delle immagini dell’olocausto.

La serata termina con la performance “Giorni Felici. La cameriera di poesia”, degustazione di un menu letterario ideato e realizzato dall’attrice Claudia Fabris che interpreta le parole del menu selezionate dagli invitati: una full immersion evocativa in cuffia attraverso un percorso di analisi linguistica capace di trovare nuovi significati alle parole, di amplificarne il senso, di indirizzare verso nuove direzioni in un’intimo raccoglimento con se stessi: un’altra occasione di riflessione sulla realtà e le sue molteplici sfumature perfettamente aderente allo spirito di Urban Experience.

Sempre Claudia Fabris ci accompagna quale “ madonna dei palloncini”( così chiamata per i vistosi palloncini colorati tra i suoi capelli che svelano la sua presenza) durante i walk show dei giorni successivi di sabato e domenica. Ci aspetta sotto gli alberi del Parco della Caffarella per donarci le parole “rivestite” e reinterpretate, che spiccano come frutti dai rami degli alberi. Si possono staccare e prendere come doni della natura.

Nelle due giornate si attraversa il Parco da due ingressi diversi, la prima volta alla scoperta dell’Almone, oggi fiume molto inquinato e che scorre nel parco appena accennato, nascosto alla vista e la cui presenza si scopre lungo il tragitto essere sconosciuta dai romani stessi.

L’Almone ci racconta le radici di Roma più del Tevere, scende dai Colli Albani e si lega più del Tevere alla sua fondazione. Nel Parco scopriamo la presenza massiccia del tufo, materiale vulcanico, grazie all’esplosione di due vulcani, uno dei Monti Albani l’altro dei Monti Sabatini, più di 35 mila anni fa.

Queste antiche tracce geologiche ci portano a riflettere di come la “mappatura geografica” segni per prima la memoria della terra: la geografia precede la storia.

Accompagnati nella nostra passeggiata da architetti, geologi e studiosi dell’ambiente riflettiamo sull’odierna urbanizzazione della città, spesso selvaggia. Il verde dell’agro romano sopravvive, difeso anche dalle associazioni del territorio. Nella valle dell’Aniene alcuni cittadini di età, professione, ceto e motivazioni diverse coltivano pezzi di terra lottizzata ceduti loro dal Comune. Si sono riuniti in associazione e hanno strumenti e regole di lavoro comuni: una proposta concreta di salvaguardia e di valorizzazione del territorio, ma anche di riappropriazione sociale.

Qui c’è anche un laboratorio didattico aperto ai bambini e ai visitatori nel quale viene simulato il corso dell’Aniene, la sua flora e la sua fauna, i paesaggi che incontra, come si è modificata l’urbanizzazione del territorio nel corso del tempo.

Prima di entrare per la seconda volta al Parco della Caffarella dall’Appia Antica, attraverso l’ex Cartiera Latina, non possiamo fare a meno di notare le splendide e antiche mura Aureliane di Roma, con la Porta di San Sebastiano, che si sviluppano per ben 19 chilometri e la commistione tra città e campagna, con tracce di costruzioni antiche pronte ad aprire nuovi scenari.

Nel percorso ci accompagnano un apicoltore e un micologo che ci raccontano l’organizzazione di una famiglia di api e la qualità della loro comunicazione. Si scopre che i funghi non sono da meno, capaci di riprodursi senza padroni, altrettanto perfettamente organizzati e capaci di interagire in modo simbiotico con le piante. Si legge Calvino e il suo Marcovaldo. Si leggono gli Alberi Parlanti del Parco Regionale dell’Appia Antica: testi di Patrizia Borghetti. Si parla di parassiti, anche umani.

Si conclude con ricchezza di note e di considerazioni questo week end, che segna anche la fine del primo ciclo di walk show, ideato, progettato e condotto da Carlo Infante, con il supporto tecnico di Patrizia Borghetti e di Mary Batella e l’apporto di video-registrazione di Saverio Massaro, Simone Pacini e Emanuele Russo.

Aldilà della ricchezza di informazioni e degli innumerevoli incastri giocati “con la testa nel cloud”, per citare una delle tante topiche frasi di Urban Experience, si ha la sensazione finale di parziali svelamenti di innumerevoli mondi, ma sono gli squarci di umanità che vengono alla luce ad impressionare il ricordo e a gettare un’ombra di nostalgia per quella “comunità” che oggi sembra non appartenerci più.

Emanuela Dal Pozzo