“U PARRINU -LA MIA STORIA CON PADRE PINO PUGLISI UCCISO DALLA MAFIA”. RECENSIONE

Uno spettacolo dovrebbe essere un viaggio nello spazio e nel tempo, un’esperienza fisica, emotiva e culturale, un segmento di vita capace di cambiarti, di allargare i tuoi orizzonti, di arricchire il tuo spirito, un elemento nuovo che si aggiunge significativamente alla tua esistenza.

Se tutti gli spettacoli fossero questo, sarebbe ben poco il prezzo del biglietto. Quanto può valere l’ingresso in un’altra dimensione spaziale e temporale? Sarebbe come giocare con la macchina del tempo per entrare nel passato o nel futuro, o catapultarsi in un istante in luoghi irraggiungibili.

Non sempre gli spettacoli ci riescono.

Ci riesce invece “U parrinu- la mia storia con Padre Pino Puglisi ucciso dalla mafia”, andato in scena al Teatro Portland di Trento il 31 gennaio e l’1 e il 2 febbraio 2014, produzione L’albero dei Sogni e magistralmente interpretato da Christian Di Domenico, che ne firma anche il testo, un testo umano e toccante che racconta la sua esperienza intrecciata alla vita di Padre Pino Puglisi, conosciuto da bambino e amico di famiglia, ucciso dalla mafia il 15 settembre 1993 e quest’anno beatificato.

Uno spettacolo narrazione- confessione in cui l’attore si spoglia di ogni pesantezza per arrivare al pubblico con immediatezza: solo un berretto da calare sugli occhi e una sedia, nell’evocazione di fatti, oggetti, dialoghi, ambienti e personaggi.

Dice l’attore: “Oggi sento il bisogno di raccontare la sua storia, attraverso uno spettacolo teatrale in forma di monologo, perchè credo che possa aiutare le nuove generazioni a recepire quei valori in cui ogni sua azione compiuta era portatrice: Fede, Coraggio, Generosità, Altruismo, Umiltà e soprattutto capacità di Perdonare”.

Ringraziamo Christian Di Domenico per aver accolto e introdotto noi spettatori nel suo viaggio interiore, del quale abbiamo condiviso stati d’animo, scogli e malvagità, squarci coloriti di una generosa Sicilia ricca di contraddizioni, ma del quale abbiamo soprattutto apprezzato l’apertura alla vita, prima della denuncia della mafia.

Emanuela Dal Pozzo