“LETTERA AD UNA PROFESSORESSA” ALL’EX ARSENALE DI VERONA

E’ andato in scena all’ex Arsenale di Verona, sede del Teatro Laboratorio-Teatro Scientifico, lo spettacolo teatrale “Lettera ad una professoressa” , dal libro omonimo degli allievi della scuola di Barbiana, curato da Don Milani nel 1967, un libro che all’epoca fece scalpore ed ebbe molto successo, per la capacità di cogliere le criticità di un modello di scuola ormai in crisi e di far luce su distorti valori sociali.

Non a caso lo spettacolo si apre su immagini d’epoca, immagini di valore storico perchè è lo stesso Pasolini che parla in un’intervista commentando il libro:

E’ un libro veramente bello, un vento di vitalità. Fa ridere da soli e immediatamente dopo vengono le lacrime agli occhi… Di questo libro devo dire in generale tutto il bene possibile: non mi è mai capitato di essere entusiasta di qualcosa e di sentirmi obbligato, costretto a dire agli altri: leggetelo!”

Dello stesso avviso sembra essere Claudio Ascoli, l’attore della Compagnia Chille de la balanza che l’ha messo in scena in modo del tutto originale, perchè, spiega poi a fine spettacolo, “volevo realizzare uno spettacolo che anche nelle modalità rispecchiasse i contenuti del libro di don Milani, che ancor oggi rimane attuale, tanto negli insegnamenti che nello sguardo critico alla realtà della scuola.Per la stessa ragione ho inserito nello spettacolo delle interviste,prese per strada o al mercato, tra la gente d’oggi sul tema della scuola.”

L’attore, piuttosto che riassumere lo svolgersi del testo, preferisce fin da subito lanciare un input al pubblico, uno dei più importanti messaggi di Don Milani: “l’imparare facendo” e sceglie tra il pubblico 4 spettatori che lo aiuteranno nel corso della messa in scena a costruire le scene, in un gioco interattivo “finalmente alla pari” tra attori e spettatori, nel quale gli spettatori sono sollecitati ad interrogare, scegliendo tra gli oggetti rappresentativi della vita della scuola di Barbiana.

Su un grande tavolo centrale viene parzialmente svelato il contenuto segreto di una valigetta. Ognuno degli oggetti contenuti,almeno una quindicina, racchiude una propria storia legata alla vita di don Milani e agli eventi narrati nel libro. E’ il pubblico a scegliere gli oggetti evocativi e quindi a decidere i temi trattati e l’andamento dello spettacolo, che nella serata del 19 aprile 2013, si sono particolarmente focalizzati sul tema dell’autorità, sul tema etico dei valori del cristianesimo e i disvalori della Chiesa come Istituzione, sulle lettere e gli scritti critici di Don Milani.

In questo modo ogni spettacolo è diverso” dice ancora Ascoli commentando in chiusura “ al punto che stupisce me quanto il pubblico, perchè non so mai con esattezza quale percorso gli spettatori vorranno approfondire”.

E’ certo che aldilà dell’originalità dell’approccio, tanto che l’”imparar facendo”, in un momento in cui la manualità sta sempre più scomparendo e soprattutto tra i giovani, quanto la partecipazione attiva del pubblico, capace di scatenare domande, curiosità, desiderio di comprendere e di partecipare direttamente allo spettacolo determinandone in parte l’esito, ci sembrano due ottime ragioni educative,oggi necessarie e irrinunciabili.

Questa chiave di lettura arguta di Claudio Ascoli, capace, se vista in profondità, di scardinare cattive abitudini di pigrizia fisica e mentale, ci induce a ritenere questo spettacolo un ottimo strumento educativo adatto alle scuole, a partire dalle scuole medie inferiori.

Una scelta la sua, avvalorata dalla constatazione di come sia importante il processo, il percorso, piuttosto che il fine o il risultato, anche nel teatro.

Apprezzabile e intelligente considerazione che facciamo nostra, perchè induce a “ pensare” oltre i clichè, a reinventare soluzioni inedite e che porta la Compagnia Chille de la balanza ad essere costantemente impegnata in nuovi percorsi di ricerca di stile e linguaggio.

Emanuela Dal Pozzo